Uno dei maggiori archeologi italiani, il prof. Vincenzo Tusa, è scomparso inaspettatamente il 5 marzo 2009 dopo breve malattia. Doveva sottoporsi a qualche accertamento sanitario, ma nulla, proprio nulla, ne lasciava presagire la fine imminente.
Ci eravamo sentiti per telefono sabato scorso: “Ho già compiuto 88 anni, mi sento stanco. Mi è stato consigliato di sottopormi a un visita. Lunedì andrò in ospedale”. Non potevamo nemmeno lontanamente immaginare che sarebbe stata questa la nostra ultima conversazione. Aveva risposto al primo squillo personalmente, ed era stato questo, all’apparenza, un segno di buon augurio: tutto sembrava scorrere in assoluta normalità. Del resto, negli ultimi tempi, qualche momento di depressione fisica egli lo aveva lamentato, ma ogni malessere era stato sempre soltanto transitorio scorrendo senza conseguenze.
La morte di Vincenzo Tusa lascia un vuoto immenso sia dal punto di vista di una competenza professionale di rarissima e straordinaria eccellenza difficilmente riscontrabile in altri nell’ultimo mezzo secolo, sia dal punto di vista di una formazione etica che mai nemmeno per un solo istante gli aveva permesso di abdicare ai doveri di rigorosa salvaguardia del patrimonio archeologico, da lui a giusta ragione ritenuto proprietà esclusiva della collettività; e molte proposte di alienazione o di contaminazione del bene pubblico avanzate da taluno nei trascorsi decenni avevano trovato in lui uno strenuo, intransigente e coraggioso difensore, un autentico e insuperabile baluardo, essendo egli stato in ogni circostanza pronto a battersi con appassionati interventi sulla stampa nazionale per arginare, smascherare e scongiurare distorsioni e malefatte. Nessuno in Italia - è il caso di sottolinearlo - ha saputo forse mai tutelare l’archeologia con la paziente continuità, con la nobile fede e con la convinta determinazione di Vincenzo Tusa.
L’assessore regionale dei Beni Culturali Antonello Antinoro, avendo ricevuto la luttuosa notizia, ha dichiarato: «La scomparsa di Vincenzo Tusa rappresenta una grande perdita per la Sicilia, alla cui storia egli ha dato un contributo unico ed ineguagliabile. Esprimo profondo e personale cordoglio al figlio Sebastiano ed a tutta la famiglia di un uomo così eccezionale, considerato a pieno titolo uno dei padri dell’archeologia moderna, alla cui opera instancabile si deve la restituzione alla collettività di tanti gioielli dell’immenso patrimonio siciliano, fra cui Solunto. La figura di uno studioso quale Vincenzo Tusa resterà per sempre scolpita nella storia della Sicilia».
L’insigne archeologo è stato sempre il prestigiosissimo tutor di “Arkeomania”, periodico scientifico di cultura archeologica già venuto alla luce nel 2000 su carta stampata e successivamente trasferitosi nel web. Determinante è stato l’apporto da lui generosamente dato al suo sviluppo. Ha scritto in merito Vincenzo Tusa: «Questa pubblicazione si propone di sensibilizzare le nuove generazioni ai temi dell’archeologia e, in genere, dei beni culturali, di cui è così ricca la Sicilia. Tale attività editoriale merita perciò di essere sostenuta ed appoggiata. Da parte mia, cercherò di stare accanto a questi giovani». La nostra redazione ne piange l’irreparabile perdita, associandosi anch’essa con irrefrenabile commozione al generale compianto.
Nato a Mistretta in provincia di Messina il 7 dicembre 1920, conseguì nel 1944 presso l’Università di Catania la laurea in Lettere. Assistente alla Cattedra di Archeologia tenuta dal prof. Guido Libertini negli anni 1944/45 e 45/46, frequentò a Roma la Scuola di Perfezionamento in Archeologia conseguendo, col massimo dei voti, il diploma di specializzazione in quella disciplina. Assunto il 1° luglio 1947 nell’allora Amministrazione delle Antichità e Belle Arti, conseguì nel 1952, a seguito di regolare concorso, la qualifica di Ispettore. Dopo circa due anni di permanenza presso la Soprintendenza alle Antichità di Bologna venne trasferito a Palermo nel maggio 1949 alla Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale, dove restò fino al collocamento in pensione avvenuto il 31 dicembre 1985 e dove esplicò le funzioni di Soprintendente dal maggio 1963 fino al raggiungimento dei limiti di età. Per le sue benemerenze selinuntine il Comune di Castelvetrano gli aveva conferito la cittadinanza onoraria. Durante la permanenza a Palermo promosse ed eseguì, con missioni italiane e straniere, scavi e restauri a Solunto, Segesta, Selinunte, Mozia, Marsala e in molte altre località archeologiche, mettendo in luce le due civiltà anelleniche della Sicilia occidentale, cioè la fenicio-punica e la elima. Molte le sue pubblicazioni di carattere scientifico oltre a parecchi articoli di carattere divulgativo. Tra esse si ricordano: “Sarcofagi romani in Sicilia”; “La civiltà punica in Italia”, vari contributi sulle civiltà fenicio-punica ed elima in volumi e riviste italiane e straniere. Fu direttore scientifico fin dalla fondazione (1968) e poi direttore responsabile della rivista “Sicilia Archeologica”.
Conseguì la libera docenza nel 1964 in Antichità Puniche, ed insegnò questa disciplina per 24 anni presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo fino al 31 ottobre 1991 e con la qualifica di Docente Associato dal 1986. Membro Ordinario dell’Istituto Archeologico Germanico, Socio ordinario dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo, Premio Nazionale con Medaglia d’Oro “Zanotti-Bianco”, Vincenzo Tusa era anche Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Sposato con la professoressa universitaria Aldina Tusa Cutroni, maggiore esperta nazionale di monete antiche, e padre del prof. Sebastiano Tusa, famoso archeologo e Soprintendente dell’Archeologia del Mare in Sicilia, Vincenzo Tusa sarà anche ricordato come marito esemplare e come padre affettuoso e come amico sincero ed ineguagliabile. All’intera Famiglia si uniscono nel dolore i redattori e i collaboratori di “Arkeomania”.
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