La Tonnara di Bonagia si affaccia su di un minuscolo porticciolo che anticamente aveva la funzione di riparo per le barche da pesca e oggi comincia ad avere anche un’utilizzazione turistica.
Probabilmente esisteva già in epoca normanna, dato che i re normanni si interessarono a tale risorsa acquisendola fra i beni della corona.
Nel 1638 la tonnara venne alienata dalla Corte Regia a privati e precisamente a donna Caterina Stella dei duchi di Casteldimirto che la detennero fino al XIX secolo.
Il figlio Antonio ottenne, perciò, il privilegio di barone della tonnara di Bonagia, titolo di cui la famiglia si fregiava ancora alla fine dell’800.
Verso il 1840, con l’estinzione del ramo ducale interessato, la tonnara passò per lascito testamentario alle suore di S. Chiara di Palermo.
Con l’abolizione delle corporazioni religiose voluta dal Regno d’Italia, in seguito alla legge Siccardi (1866), la tonnara tornò al demanio e, tuttavia, il passaggio innescò un contenzioso con le religiose proprietarie che durò a lungo.
Dopo un periodo di abbandono, nel 1876 l’assunsero in esercizio Pace, Cernigliaro e Fardella, che ancora la gestivano alla fine del 1893.
Passata poi sotto la gestione Fontana, nel 1923 viene venduta alla Fenicia S.p. a. di pesce con sede a Trapani.
Infine, intorno agli anni 80, la tonnara viene venduta ad una società che, con modifiche interne ed esterne apportate alla costruzione originaria, la trasforma in albergo e residence.
L’economia marinara di Bonagia, dunque, con la chiusura della tonnara e la riduzione ad un gruppo sempre più piccolo di pescatori, si è alquanto ridotta tanto da divenire trascurabile nel nuovo contesto sociale del paese.
La tonnara, nonostante le consistenti trasformazioni subite, è riuscita tuttavia a mantenere, sia pure in ridotta misura, la sua fisionomia originaria di baglio con grande corte centrale, all’interno del quale si trovavano varie costruzioni come una chiesetta (dove il rais con i pescatori prima di affrontare le fatiche della mattanza si raccoglievano in preghiera), attualmente esistente, magazzini, stalle, cucina, forno e mulino.
Al centro del baglio svettava un’alta ciminiera, necessaria per la cottura e il successivo inscatolamento del tonno.
La struttura si articolava su varie elevazioni: al piano terra vi era la cisterna a sezione circolare, ben conservata e con intonaci, che comunicava con i piani superiori mediante un piccolo pozzo ricavato nella parete sud. A sinistra inoltre vi erano dei locali rustici cosiddetti pagliari destinati alle ciurme, mentre nella parte destra si trovava la trizzana, ossia una grande tettoia che serviva per custodire le barche. Il primo piano era destinato per gli alloggi del rais, del gabellotto e del cappellano.
Inglobata negli edifici della tonnara è la torre di avvistamento, una tra le più belle della Sicilia. Si tratta di una costruzione a pianta quadrata e la data di ristrutturazione è attestata da una incisione posta sull’ingresso che ci rimanda al 1626, ovvero in seguito alla distruzione causata da un attacco barbaresco nel 1624.
Oggi la torre ospita al suo interno il Museo della Tonnara, dove sono conservati, assieme a reperti archeologici rinvenuti in mare, strumenti di lavoro e un modello raffigurante una tonnara con la riproduzione di reti per la cattura dei tonni e la camera della morte.
All’esterno della tonnara si possono ammirare le numerose ancore e imbarcazioni utilizzate per la pesca del tonno, la mattanza, segno di una attività e di una tradizione in questo luogo ormai perdute.
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