Di Diana o di Apollo il tempio dorico di Ortigia?

di Isabella Di Bartolo
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Tempio dorico di Siracusa ( Ortigia )L’isola di Ortigia, anticamente una penisoletta collegata alla costa da uno stretto istmo, fu la sede del primo stanziamento dei coloni provenienti dalla madrepatria Corinto grazie alle sue ideali condizioni naturali: la disponibilità di due ottimi porti (il Lakkios a nord e il Porto Grande a sud), l’abbondanza di acqua dolce, la possibilità di controllo delle fertili pianure dell’interno.
Nella parte settentrionale dell’isolotto sorse, dominandone l’ingresso, l’Apollonion, uno dei più antichi templi di ordine dorico del mondo greco di cui rimangono gli imponenti e splendidi resti, nonostante i danni e gli oltraggi causati nei secoli dagli uomini.
Il tempio, dedicato ad Apollo, è stato oggetto di interesse da parte di vari studiosi soprattutto dopo le operazioni di scavo che hanno liberato l’edificio dalle diverse sovrastrutture che lo occupavano quasi per intero. Ancora nel 1862, il tempio era nascosto ed inglobato, appunto, da edifici ed abitazioni; solo in seguito agli scavi effettuati dal 1938 al 1943 fu completamente messo in luce.
Le diverse trasformazioni subite (chiesa bizantina, moschea araba, chiesa normanna ed infine anche caserma spagnola) hanno danneggiato e cambiato l’originaria struttura templare lasciandone, tuttavia, tracce compiutamente leggibili.
Il tempio, metafora dell’altissimo grado di maturità artistica della civiltà greca, oltre ad essere l’espressione più alta della sua sensibilità estetica, ne testimonia anche le importanti conquiste tecnologiche. Certamente i Greci attinsero e si ispirarono alle varie esperienze dei popoli che li avevano preceduti, ma riuscirono a dare una personale lettura dei tipi architettonici e decorativi, ad elaborare, inoltre, peculiari sistemi costruttivi.
L’edificio templare si trova nell’area archeologica di piazza Pancali, tra l’odierna via Dell’Apollonion (una volta via Diana) a sud, a est piazza Pancali e largo XXV Luglio ad ovest. Disposto in senso est - ovest, il tempio conserva ancora oggi resti di una torre di età bizantina e il coevo muro di cinta addossati al versante occidentale.
Dell’edificio rimangono oggi in situ un tratto del muro meridionale della cella, parti dello stilobate e tronconi di fusti lungo la fronte orientale e sul lato meridionale; inoltre sono visibili anche alcune delle colonne su questo stesso lato, oggetto di un lavoro di restauro.
L’edificio è un periptero esastilo di ordine dorico con la fronte principale rivolta verso oriente, non rispettata dall’odierna sistemazione dell’area archeologica. L’ingresso originario, infatti, era opposto a quello attuale.
La pianta sua risulta piuttosto allungata (55,53 m x 21,56 m) in quanto alle 6 colonne dei lati brevi ne corrispondono 17 su quelli lunghi: caratteristica quest’ultima tipica degli edifici di epoca arcaica. La cella (o naos) è molto stretta, con pronaos (atrio) distilo in antis e adyton (ambiente chiuso) in fondo.
La pietra utilizzata nella costruzione del tempio è un calcare locale di Siracusa, cosiddetto “giuggiulena”, le cui cave sono state localizzate nella zona di Plemmirio e da qui, probabilmente attraverso il porto, il materiale lapideo venne portato in Ortigia.
Enormi le dimensioni delle colonne dal fusto monolitico, con un’altezza di 6,62 m. Esse non sono caratterizzate da entasis lungo il fusto - la correzione ottica che implica un rigonfiamento a metà del fusto per evitare a chi guarda da lontano che esso appaia assottigliato - e le scanalature, a spigoli vivi, sono in numero di 16 come negli edifici di età arcaica.
Epigrafe sullo stilobate del tempio dorico di Siracusa ( Sicilia )
Un primo problema riguardo al tempio di piazza Pancali è stato quello della divinità alla quale sarebbe stato dedicato: Apollo, secondo quanto si legge nell’epigrafe incisa sull’ultimo gradino della fronte dell’edificio, o la sorella di questo, Artemide, secondo un passo di Cicerone. L’oratore latino menzionava due templi che superavano in bellezza tutti gli altri edifici sacri di Ortigia, uno dedicato alla dea Diana e l’altro a Minerva. Con il tempio dedicato ad Artemide si credette già dal 1500 di poter identificare le rovine di quello presso l’istmo, sino a quando però l’iscrizione incisa rivelò che doveva essere Apollo la divinità a cui veniva fatta una dedica nel tempio.
Oggi, alla luce dei dati epigrafici e letterari, le ipotesi sostenibili sono due: se il tempio in età arcaica era dedicato ad Apollo, il tempio di Diana citato da Cicerone o doveva trovarsi in un’altra parte di Ortigia, oppure il culto della dea doveva essere stato associato a quello di Apollo già in età antica nello stesso edificio. Quest’ultima è un’ipotesi plausibile; spesso infatti le due divinità venivano associate nei riti religiosi. Inoltre, a Siracusa entrambi i fratelli erano molto venerati: Apollo in quanto ispiratore di Archia, ecista della città, e Artemide perché il nome stesso di Ortigia è a lei affine; appunto per questo Pindaro chiamava l’isola “germana di Delo”.
Gli studiosi moderni sono oggi tutti concordi nel ritenere l’Apollonion di Siracusa tra i più antichi edifici templari lapidei di ordine dorico noto nel mondo occidentale greco. A confermarlo anche la datazione dell’epigrafe incisa sulla alzata del gradino superiore della gradinata orientale dell’edificio. Essa venne scoperta nel 1864 e, sin da allora, è stata oggetto di particolare interesse da parte di numerosi archeologi ed epigrafisti, soprattutto perché i nomi dei dedicanti la costruzione di un tempio sono rarissimi nell’antichità greca e noti soltanto a partire dall’età classica.
L’epigrafe si trova precisamente in corrispondenza delle prime tre colonne di sinistra, e si estende per una lunghezza di circa 8 m quasi un terzo dell’intera fronte. Sin dalle prime letture del testo fu chiaro che in corrispondenza della prima parola doveva leggersi un nome di persona, colui che firmava la dedica; tutto il resto dell’iscrizione suscita ancora oggi interpretazioni controverse. La lettura tradizionale è la seguente: “Kleomenes (o Kleomedes), figlio di Knidieidas, fece ad Apollo (il tempio) ed Epikles (fece) i colonnati, opere belle”. Secondo la trascrizione si legge il nome dell’architetto Kleomenes, che aveva progettato il tempio e diretto i lavori di costruzione, insieme a quello del suo aiutante, Epikles; quest’ultimo si sarebbe occupato più specificatamente della costruzione della peristasi lapidea, l’importante novità dell’edificio.



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