Prima di soffermarci in maniera specifica sui teatri realizzati dai Greci e dai loro epigoni romani in Turchia (ancora in larga parte esistenti e sicuramente meritevoli di una maggiore attenzione in sede internazionale), riteniamo utile soffermarci in premessa sulla originalità e sulla funzionalità di queste meravigliose strutture che hanno sfidato i millenni giungendo fino ai nostri giorni.
Tra gli edifici destinati nell’antichità alla celebrazione dei giochi pubblici c'erano dunque i teatri. Essi vennero eretti col massimo lusso e, nonostante non fossero per grandezza paragonabili agli stadi e agli ippodromi, superavano questi per la fastosità delle decorazioni e per le armoniche proporzioni di tutto l'insieme.
La loro destinazione originaria era soprattutto religiosa: qui, infatti, venivano svolte le danze e intonati i solenni canti corali a Dioniso. Potevano avervi luogo processioni d'ogni sorta; era il posto dove le autorità si recavano per fare delle comunicazioni pubbliche e dove si effettuavano le adunanze popolari. Per la loro edificazione i Greci solevano profittare delle condizioni naturali del terreno e sceglievano alture e pendenze da sfruttare.
Poiché l'azione si svolgeva tutta in un punto ristretto e determinato e ad assistere era sempre una gran folla, era quindi necessario che intorno a quel punto vi fossero file di sedili, così che tutti potessero facilmente vedere. Si rinunciò pertanto alla forma allungata degli stadi e si scelse quella di una sezione di circolo.
Il teatro più antico era composto di due piani: il luogo per la danza (orchestra) e il luogo per gli spettatori. Al centro dell'orchestra sorgeva l'altare del dio a cui erano destinate le danze; intorno all'orchestra sorgevano i sedili per gli spettatori.
Nei teatri più grandi, per facilitare l'accesso alle sezioni di gradinate, si trovavano dei corridoi che i Greci chiamavano diazomi. Gli scalini erano fatti in modo che gli spettatori, stando seduti, non venissero disturbati dai piedi di chi sedeva nella fila superiore. La fila più bassa era formata, talora, da seggioloni destinati, come dimostrano le iscrizioni apposte, ai sacerdoti, ai magistrati in genere, agli arconti e ai tesmoteti; e lo scanno più riccamente adornato di bassorilievi era riservato al sacerdote di Dioniso.
Dai cori dionisiaci si passò alle rappresentazioni drammatiche che si inserivano ugualmente nel quadro delle feste in onore del dio.
Dietro l'orchestra il muro nato per accrescere l'effetto dei canti corali si trasformò in costruzione speciale che determinò la nascita della «scena», il cui nome risale ai tempi in cui sulla parete di fondo dell'orchestra si erigeva un impalcato di legno dal quale forse, come da una tenda, uscivano gli attori.
Successivamente, nel teatro di pietra, l'espressione fu adottata per indicare l'intero palcoscenico, o anche la parete di fondo della scena; in riferimento alle decorazioni riportate su queste pareti la scena era detta tragica, comica o satirica.
Per delimitare lateralmente il palcoscenico venivano costruiti, prima in legno, poi in pietra, i «parasceni». Questi scomparvero nel teatro ellenistico per cedere il posto al «proscenio» che consisteva nello spazio tra l'orchestra e la parete di fondo e che veniva talvolta chiamato scena.
Il teatro romano, sorgendo nel centro della città, non poteva addossarsi, come quello greco, sull'elevazione naturale del terreno e bisognava perciò erigere apposite fondamenta. Cominciando dal fondo e via via salendo si costruivano i gradini in pietra o marmo. Quella che i Greci chiamavano to koilon era, per i Romani, la «cavea» (concavità). Della cavea faceva parte anche l'orchestra che, a differenza del teatro greco dove vi si svolgevano le rappresentazioni, qui conteneva pure i posti per gli spettatori.
Anche nel teatro romano le gradinate erano interrotte dai diazomi (corridoi, chiamati «praecinctiones») e divise in più sezioni («maeniana»). Le scalette verticali dividevano le gradinate in «cunei» e i diazomi orizzontalmente in «settori». L'orchestra aveva forma di semicircolo intorno al quale si elevavano i gradini; il palcoscenico (pulpitum, che si trovava tra l'orchestra, dove erano i seggi dei senatori, e la parete interna o di fondo (frons scenae), dovevano essere più grandi rispetto al teatro greco in quanto nel teatro romano tutti gli attori agivano sulla scena.
Per riparare gli spettatori dai raggi solari si utilizzavano delle grandi tende (velaria) che venivano attaccate per mezzo di corde alla galleria che girava intorno alla parte alta della cavea. Dietro la scena si trovava un portico che serviva da riparo agli spettatori nel caso, durante una rappresentazione, cominciasse a piovere.
Esternamente il teatro romano si presentava come una serie di archi sovrapposti sorretti da pilastri. Espressioni dei teatri greci e romani, oltre che nelle terre originarie, si trovano anche nel territorio che fu la culla delle civiltà ionica ed ellenistica. La Turchia, in centri come Pergamo, Efeso, Troia, mostra chiari esempi di come l'arte greco-ellenistica abbia lasciato il suo segno. I teatri classici hanno dato chiara testimonianza di quale sontuosità e bellezza dovevano essere gli antichi abitati. In essi non poteva mancare, naturalmente, il teatro che era uno dei principali motivi architettonici delle città. Pergamo vantava ben due teatri: il maggiore era il «teatro dell'acropoli», di 80 gradinate. Aveva una capienza di diecimila spettatori ed era il più ripido dei teatri dell'antichità. L'altro era il «teatro di Asclepio,. che per capienza era di gran lunga minore (poteva ospitare, infatti, 3.500 persone).
Il «teatro grande» di Efeso era posto al principio della via del porto, sul versante occidentale del monte Panayo. Era a tre piani, con un diametro di 50 metri, e poteva contenere fino a 25.000 spettatori. Fu costruito dagli imperatori Claudio e Traiano; una seconda parte venne edificata da Nerone (I secolo d.C.) e una terza da Settimio Severo. Il piccolo teatro, «l'Odeon», era usato come «salone delle conferenze».
A 125 chilometri da Izmir (Smirne) troviamo il «teatro di Afrodisias», affiancato da un altrettanto importante stadio lungo 230 metri che arrivava a contenere trentamila persone. Vicino alla rinomata località Pamukkale, dove si trovano le «cascate pietrificate», c'è il «teatro di Hierapolis», sempre di età ellenistica (mentre di epoca posteriore sono le necropoli costruite con pietre calcaree).
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