La via subacquea che collega Mozia con Birgi è rappresentata nella tavoletta Birgi Novo, carta topografica in scala 1:25:000 edita dall’I.G.M. di Firenze, foglio n°257 della Carta d’Italia, IV S.O., con il toponimo Strada Romana.
Essa ha un percorso orientato da Sud verso Nord, lungo oggi quasi Km 1,700 in quanto inizia dalla porta Nord di Mozia e finisce sulla costa di Birgi, ad Ovest dall’inizio di via Santa Maria di circa m 400, mentre agli inizi del 1900 era lungo Km 2,100 perché terminava dove ha inizio la trazzera regia Donna Michela, da qualche anno chiamata via Isola Grande.
Nel suo tratto finale, lungo circa m 500, compreso tra il Baglio Sances e quello Passalacqua, viaggiava parallelamente alla riva e quindi con direzione sud est-nord ovest.
Dagli studi geomorfologici, da quelli geologico-tecnici e dalle comparazioni tra le carte topografiche attuali ed alcune del passato abbiamo rilevato che la detta famosissima strada, 24 sec. addietro, fosse meno lunga di almeno 300 metri dato che in un secolo la costa della Contrada Birgi è stata erosa dal mare di una larghezza media di metri 15 e che pertanto la necropoli punica sarà stata distante dal mare non meno di metri 200.
Allora lo Stagnone settentrionale sarà stato un grande margio simile a quelli che esistono nella fascia costiera tra Mazara e Marausa (margi di Capo Feto, margi Spanò, Torrazze, Milo, Birgi Sottano, Cipollazzo, ecc.), asciutti e polverosi nei periodi di siccità, acquitrini in quelli di piogge abbondanti.
La strada, ora subacquea, è un’opera di grandissimo ingegno ed abilità. I Fenici prima di costruirla avranno fatto un attento studio planimetrico ed altimetrico del suo tracciato ed una ricerca seria e meticolosa dei materiali che avrebbero dovuto usare per la fondazione e la pavimentazione.
I limi e le sabbie silicei, i ciottoli e le ghiaie quarzarenitici, le lastre di panchina puddingoide ed i conglomerati quarzarenitici in forma di conci, che sono stati utilizzati, provengono dalle Contrade Birgi, Novo, Vecchi e Nivaloro, San Leonardo ed Ettore Infersa che sono confinanti con lo Stagnone.
Da alcuni sondaggi che vi abbiamo eseguito, con una trivella a mano, in alcuni suoi siti, abbiamo accertato che la sua pavimentazione oggi giace in media sotto il livello del mare di circa cm 50 ma nel tratto mediano, in cui si trova il carretto nella foto, è di cm 90, dato che la ruota del carretto marsalese è alta tra cm 150 e cm 160.
Lì la pavimentazione è più alta rispetto all’adiacente fondale marino di cm 30, da cui il mare lì è profondo m 1,20.
La forma della strada è assimilabile a quella di un lungo trapezoide di base maggiore, che corrisponde alla sede stradale, larga in media tra m 14 e m 16, e di base minore che si identifica con la soprastruttura, composta dalla fondazione, in basso, e dalla pavimentazione, in alto, larga tra m 7 e m 8.
Il suo pavimento presenta due solchi paralleli, “ruotaie” che vi sono stati prodotti dagli innumerevoli passaggi di carri. Esso è fatto da lastre naturali, chiamate in dialetto locale “sulappe” informi o di forma quadrata, rettangolare ecc., estese in media cmq 1.000 e dello spessore tra circa cm 15 e cm 20, di una panchina quarzarenitica puddingoide di eccezionale coerenza, durevolezza, durezza, compattezza e carico di rottura ma rigida e fragile.
Esso poggia su una fondazione dello spessore medio di cm 40 fatta di ghiaia e ciottoli molto duri e pesanti, perché di natura quarzarenitica, di vari colori, che a sua volta grava su una specie di duna, lunga quanto la strada ed alta in media m 1,00, fatta di limi e sabbie silicei, grigi scuri per residui carboniosi, che avranno avuto il compito di sostenere gli elementi dai grani grossi, ghiaia e ciottoli, e per mettere un veloce drenaggio della fondazione dalle acque di pioggia.
I fianchi della strada erano difesi e resi stabili da conci di conglomerato quarzarenitico.
La Strada punico-romana che attraversa lo Stagnone è ancora stabile e percorribile pur essendo stata da millenni aggredita da vari agenti degradatori, esogeni ed endogeni, ed avendo ricevuto accurate manutenzioni ed attenzioni, probabilmente, soltanto nel periodo della dominazione romana caratterizzata, intelligentemente, da una cura particolare nel progettare e costruire strade in ogni regione del suo impero.
Questo studio è stato realizzato dal sottoscritto con la preziosa collaborazione del dott. geologo Maria Antonietta Nocitra e del dott. geologo Anna Paola Nocitra.
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