A Mazara un sarcofago romano del III secolo d.C.

di Giuseppe Stabile
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Chiesa del SS Salvatore  Mazara del ValloIl sarcofago in questione è stato trovato nel 1999 nella cappella dell’Incoronata all’interno della chiesa del SS. Salvatore a Mazara del Vallo. Appartiene alla tipologia a lenòs in marmo bianco con venature grigio- bluastre. Al momento della scoperta la copertura originaria era stata sostituita da una lastra di marmo e da due blocchi di calcarenite legati fra loro da malta e pietre; al di sotto erano resti di legno disfatto.
Il lato principale della lenòs reca la vicende del mito di Endemione: il pastore è raffigurato all’estremità destra dormiente su un terreno roccioso e appoggiato al bastone; su di lui veglia la personificazione del sonno rappresentata da un giovinetto alato seminudo che reca un ramo con bacche e pigne. Più in basso un Erote conduce Selene, che scende dal carro, verso Endemione. Un altro amorino è rappresentato nell’atto di sorvolare il carro della dea, trainato da due buoi trattenuti da una figura femminile in forte movimento, forse la personificazione di Aura: sul dorso del primo animale era una figura ora andata perduta. I due bovini sovrastano la personificazione di Gea sdraiata su di un ariete e recante una cornucopia; la dea porta in grembo una figura infantile.
La figura femminile in forte movimento (Aura?) divide in due scene il mito: la seconda metà del rilievo mostra infatti la partenza del carro di Selene sul quale vola un altro Erote. Sul dorso dei due cavalli che trainano il cocchio era un’altra figura anch’essa perduta. Le zampe anteriori degli animali e parte della testa leonina che compaiono su questo rilievo sono state lavorate a parte e aggiunte allo schema compositivo tramite grappe metalliche: si tratta, con ogni probabilità, di aggiunte secondarie. All’estremità sinistra un vecchio dolente e pensoso che porta una mano all’altezza della guancia e il braccio destro lungo il fianco; a questo si aggiungono Pan e una ninfa stretti in un abbraccio e delle capre pascenti.
I motivi bucolici si ripetono anche sugli altri lati della lenòs: sul lato sinistro un pastore, con una corta veste e calzari, tiene nella mano destra una zampogna, mentre la sinistra stringe un bastone. A completare la scena sono un albero dal tronco nodoso ed obliquo e tre capre rappresentate su due registri diversi quasi a dare profondità allo sfondo. Sul lato destro è rappresentato un vecchio pastore meditabondo. Anche qui l’ambientazione bucolica è sottolineata da un albero nodoso e da una capra.
Evidenti sono le divergenze tecniche e stilistiche tra la decorazione del lato principale del sarcofago dove il rilievo è realizzato in forte aggetto con figure emergenti dal fondo obliquamente con grandi effetti chiaroscurali e la decorazione stilizzata e poco aggettante dei lati secondari. Questo sistema decorativo si riscontra nei sarcofagi tardo-romani della metà del III sec. d.C. In questo momento si assiste infatti alla nascita di effetti ottici e illusionistici e a una nuova disposizione delle masse (in tal senso basti ricordare le capre collocate su due registri sul lato sinistro del sarcofago). Viene accentuata inoltre l’espressività che si concretizza soprattutto nelle teste e nei movimenti (ancora una volta la lenòs mazarese collima con queste tendenze; in particolare, si ricordi la figura femminile che divide i due momenti del mito e Selene).
Le mutilazioni presenti sul lato principale della cassa non incidono sulla lettura del mito che segue lo schema canonico delle vicende di Endemione abbastanza diffuso nei sarcofagi romani di questo periodo. Sichtermann ha suddiviso in cinque gruppi i sarcofagi recanti le vicende del mitico pastore; stando a questa ripartizione la nostra lenòs si colloca nel terzo gruppo e si inquadra in un periodo compreso tra il 180 e il 230 d.C.
Il sarcofago mazarese trova riscontro con un analogo manufatto scoperto nel 1903 sulla via Labicana a Roma. Su entrambi compaiono: Endemione posto a sinistra della scena figurata, la figura giovanile rappresentante il sonno e la figura femminile in forte movimento. Il confronto con l’esemplare romano ci aiuta inoltre a ricostruire alcune parti del rilievo mazarese rimaste lacunose: nello specifico, possiamo ipotizzare due figure giovanili in piedi o a cavallo poste rispettivamente sulla groppa di uno dei due buoi e su uno dei cavalli.
La lenòs in ultimo si può datare alla metà del III sc. d.C. ed è probabile che, come gli altri esemplari presenti nella chiesa del SS. Salvatore, appartenesse, nella sua originaria ubicazione, ad uno dei complessi funerari della vasta necropoli sita in contrada Porticato a S-O dell’antico insediamento urbano. Resta da chiarire se il sarcofago sia di natura pagana o meno; a mio avviso siamo di fronte ad un esemplare cristiano. Infatti la tematica del rilievo è bucolica e nel tramonto della religiosità pagana questi soggetti evocano visioni di pace: un’atmosfera spirituale libera dai vincoli di tempo e di luogo che offre con gli sfondi di alberi e di greggi pascenti la visione del mondo ultraterreno. La figura di Endemione evoca inoltre l’immagine del buon pastore tanto cara al cristianesimo delle origini.



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