Il castello Grifeo è il simbolo e l'espressione urbanistica più importante della città di Partanna.
Le origini del maniero vengono fatte risalire al 1076 quando il gran conte Ruggero il Normanno pose fine al locale dominio musulmano. Da allora e per circa nove secoli la struttura fu simbolo della famiglia Grifeo e della sua supremazia sui territori circostanti.
All'inizio della dominazione araba l'insediamento urbano (che riceve la sua sistemazione proprio in quel periodo) venne dotata di due torri, di cui una si trasformò nel campanile della chiesa del SS. Crocifisso (soppiantata poi dalla chiesa del Purgatorio che venne fortemente danneggiata dal sisma del 1968), mentre l'altra venne inglobata nel castello.
L'edificio in questione è fra le fortezze meglio conservate della Sicilia occidentale ed è composto da una struttura a corpo triplo con corte interna; la copertura a doppio spiovente è realizzata con travi lignee e tegole, i muri sono in conci di tufo o in pietra mentre i pavimenti in terracotta e maiolica. Una grande volta, che dominava parte del castello, subì un rimaneggiamento in relazione allo sviluppo urbanistico attorno allo stesso snaturandone l'originaria collocazione; quanto alla dimora nobiliare sappiamo che questa occupò la parte superiore dell'edificio, contraddistinta sulla facciata da quattro finestre architravate.
La sistemazione odierna, risalente al 1400, modificò l'originaria funzione militare del castello in una dimora signorile ulteriormente rimaneggiata nel XVII sec.
Tornando all'edificio, varcato l'ingresso ed entrati nella corte interna, è possibile ammirare lo stemma nobiliare della famiglia Grifeo che troneggia sul portale che immette nel salone centrale; il blasone realizzato in pietra locale è opera di Francesco Laurana (1420-1503) che soggiornò nella cittadina nel 1468 e che ha inoltre approntato tredici sculture collocate nel giardino del maniero, una delle quali raffigurante Giovanni I Grifeo, capostipite della dinastia siciliana.
Analizzando il lato nord del castello si può ammirare il portale bugnato d'ispirazione manieristica realizzato per volontà del principe Domenico Grifeo nel 1658 in relazione alla nascita del corso principale di Partanna (attuale via Vittorio Emanuele) che si snodava dal maniero alla chiesa della Madonna delle Grazie.
All'interno della sala centrale è l'affresco che rappresenta le origini della famiglia: i tre personaggi così come il testo che compare sullo scudo di Giovanni I Grifeo raccontano le origini dell'intitolazione del feudo: lo stesso Giovanni, infatti, salvò il Gran conte Ruggero durante un duello contro il condottiero arabo Mogat. L'investitura ufficiale con il titolo di barone fu confermata nel 1137 in favore di Giovanni II Grifeo per volontà di Ruggero II. Nel medesimo vano compare un piccolo sportello che si apre in un ambiente angusto detto “cella della monaca” dove, secondo la leggenda, pare vivesse una religiosa appartenente alla famiglia rinchiusa lì per voto; tuttavia il racconto non ha trovato fondamento alcuno.
Nelle cantine sono delle grandi botti che servivano per la conservazione del vino, vari ambienti e celle, una fossa per conservare il grano ed un lungo cunicolo che metteva in comunicazione l'interno del castello con l'esterno scavato solo in parte.
L'edificio ha ricevuto modifiche in tempi diversi e rispettivamente s'individuano almeno tre fasi principali: verso la metà dell'undicesimo secolo il castello risulta ancora separato dalla torre saracena che sarà la base del nuovo maniero quattrocentesco e ad oggi ancora visibile all'interno della struttura.
Nel 1500 l'antico maniero lasciò posto ad una chiesa (la cui facciata è visibile a sinistra dell'ingresso del palazzo) e della primitiva struttura difensiva rimase solo il torrione circolare; il castello invece si spostò a sinistra del suddetto edificio sacro.
I successivi restauri del XVII secolo cambiarono la destinazione della costruzione che da quel momento assunse una valenza più spiccatamente signorile.
Il castello Grifeo è saltato agli onori della cronaca nei primi anni del 2000 per l'intensa attività di restauro di cui è stato oggetto, ma ancor più per essere diventato sede del museo del Basso Belice.
L'edifico, acquistato nel 1981 dalla Regione Siciliana, è stato donato alla città di Partanna e, grazie all'interessamento dell'allora sindaco on. Vincenzino Culicchia, è stato inserito nel progetto POR 2000/2006 con un finanziamento di un milione e quattrocentocinquanta mila euro. Il restauro conservativo, avviato nel 2003, si è concluso nel 2006 con la sua inaugurazione. Alle somme previste dal suddetto progetto si sono aggiunti anche altri quattrocentosettantasettemila euro ottenuti grazie all'attività instancabile dello stesso Culicchia per la sistemazione del giardino del maniero (sito a sud-est del castello si tratta di cinque ettari terrazzati e coltivati con numerosi alberi da frutto).
I lavori di restauro, durati quattro anni, sono stati realizzati dal consorzio d'impresa Sicef di Caltanissetta e seguiti dagli architetti Gaspare Bianco e Michele Colomba della Soprintendenza di Trapani ed hanno permesso di riportare il castello agli antichi fasti.
L'odierna sede museale ospita oggi tre grandi sezioni in cui spicca l'importante cultura materiale di contrada Stretto che esprime le sue precipue valenze attraverso un'appropriata sistemazione museale. La struttura è coadiuvata da un eccellente impianto d'illuminazione e dai soddisfacenti pannelli espositivi. Il visitatore che si appresta ad effettuarne la visita potrà godere appieno della ricca collezione presente nel museo, effettuando un percorso semplice e di chiara comprensione. Interessante risulta inoltre la sala dedicata alla vita dei campi (il settore demoetnoantropologico), in cui con un'appropriata nonché suggestiva sistemazione è possibile ammirare gli strumenti della vita contadina, cogliendo gli echi degli scritti verghiani che tanto lustro hanno dato alla nostra isola. In ultimo e non per ordine d'importanza è la pinacoteca ospitata nella sontuosa sala delle armi (salone centrale) in cui spicca la pala di Simone De Vobreck, raffigurante la Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Caterina (1585). Il pannello centrale è contornato da quindici formelle lignee con i misteri del Rosario. L'opera venne commissionata da Eleonora Graffeo e Blasco Sala, rappresentati nella parte inferiore del dipinto.
La pala, posizionata su un altare tufaceo all'interno della chiesa di san Francesco d'Assisi, passò agli inizi del 600 alla famiglia Crescenti.
Nel 1910 il dipinto fu portato via da Partanna dall'Intendenza alle antichità per la Sicilia poiché danneggiato da un sacrista (tal Gilberto) che aveva avuto una lite col parroco della chiesa di San Francesco. Da allora l'opera fu conservata nei magazzini della galleria regionale di palazzo Abatellis. Nel 2004, grazie all'intervento dell'allora assessore alla cultura Domenico De Gennaro, sono stati intrapresi i lavori di restauro del dipinto ad opera della ditta Pragma di Palermo. Gli interventi conservativi sono stati ultimati nel 2007 e nel 2008 l'opera è tornata nella sua città di appartenenza, dando ulteriore lustro e risalto a una delle strutture più valide e importanti della nostra provincia, che oggi grazie all’impegno profuso dall’on. Vincenzino Culicchia è anche tra le più funzionali e moderne d’Italia. Un plauso va perciò indirizzato all'apprezzata attività intrapresa dalla giunta comunale da lui allora presieduta, attività che ha trovato giusta continuazione nell'amministrazione odierna.
Mi corre infine l'obbligo di ringraziare il personale addetto al museo per la cortesia e la gentilezza usatami.
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