Alte, sul pendio del monte Catalfano, le rovine dell’antica Solunto sfidano i secoli e le intemperie; riscaldate dal cocente sole siciliano, continuano a destare lo stupore e a stimolare la fantasia e l’interesse di migliaia di turisti.
Solunto, l’antica Solus, città del sole, secondo le più remote testimonianze pervenuteci, fu fondata nel VIII/VII sec. a.C. dai Fenici ed eretta su questo promontorio roccioso dal quale sovrastava Palermo, affinché potesse sempre godere dell’azione vivificatrice del sole, da cui prese il nome. Secondo Tucidide, inoltre, Solunto costituiva, assieme a Panormus e a Motya, una delle tre principali città, esclusivamente Fenicie, in Sicilia.
In realtà alcuni scavi, che hanno interessato questo sito, mostrano come l’ipotesi che Solunto fosse una cittadina dalle origini fenicie sia ancora priva di supporti archeologici adeguati, e ne indicano come autentici fondatori i Sicani, maggiormente motivati a stanziarsi in una così particolare collocazione (come i pendii di un promontorio roccioso).
L’unico indizio che potrebbe avvalorare l’ipotesi che si tratti effettivamente di una città fenicia è costituito dal rinvenimento, nel sito, di statuette votive, terrecotte, sepolcri e monete di evidente fattezza fenicia. Questa condizione risulta però insufficiente per sancire con certezza l’identità della stirpe che diede origine alla città.
Al contrario, i Sicani - popolo indigeno, dedito all’agricoltura e alla pastorizia - avrebbero trovato la fertile vallata di Solunto, a mezza costa dal monte, e prospiciente i loro insediamenti sulla regione settentrionale ed occidentale dell’isola, ideale a soddisfare le loro necessità ed i loro scopi.
Per quanto riguarda i reperti inerenti la civiltà fenicia, rinvenuti a Solunto, e per altro, anche in gran parte della costa palermitana, essi potrebbero essere le tracce di un loro antico passaggio, motivato da incursioni di pirateria ad opera dei Greci.
Altra dimostrazione della fittizia fondazione fenicia del luogo si radica nella storia: le origini fenicie della città furono ritenute incerte sin dai tempi più antichi, tanto che nel 409 a.C Annibale Gisgone, accanendosi contro le città di Selinunte e Imera, non si astenne dal protrarre il suo turbine distruttivo sino a Solunto. Non avrebbe, forse, la veemenza punica di Gisgone, risparmiato la distruzione di una Solus fenicia?
In seguito alla strage, la città venne riedificata, e le rovine che oggi ammiriamo sono ciò che resta di questa ricostruzione.
Con l’avvento della civiltà romana, la città perse definitivamente prestigio e importanza, per cui diverse popolazioni, nel corso dei secoli, si sono succedute sul suo suolo, e cominciò il lento declino che la condusse, attorno al II sec. d.C., al completo spopolamento.
Il mistero, che ne avvolge le origini, non si dissolse con il suo tramonto. Ancora oggi, scendendo nell’antica urbe, Solunto nasconde con il velo del silenzio la trama delle sue vicende.
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