Sono stati presentati ad Orvieto i risultati della campagna di scavo 2004, effettuati dal terzo campo scuola nell’area indagata dalla Scuola di Etruscologia e Archeologia dell’Italia Antica, ovvero il settore settentrionale dell’insediamento portuale di Pagliano. Il semplice elenco dei reperti più significativi tra quelli ricuperati suggerisce l’importanza dei risultati conseguiti:
dieci monete di bronzo di epoca imperiale; una lucerna di avanzata età imperiale;tredici pesi da telaio in terracotta; due anfore da trasporto per il vino (fine I inizi II secolo d.C.); una serratura in bronzo; una chiave di bronzo; una fibula bronzea; due castoni per anello in pasta vitrea; un ago di bronzo; uno spillone in osso lavorato.
Fra i relatori il direttore della Fondazione Museo Faina dott. Giuseppe della Fina, il prof. Paolo Bruschetti della Sovrintendenza ai Beni Archeologici che ha tenuto a precisare il valore scientifico dei ritrovamenti: «I materiali ritrovati -ha detto fra l’altro- attestano che l’insediamento portuale di Pagliano doveva avere anche un carattere residenziale e manifatturiero. È così maggiormente identificata la fase romana di Orvieto che non finisce nel 264 a.c. ma prosegue con una spinta ancora maggiore per lo sviluppo della civiltà orvietana. Gli scavi confermano il ruolo fondamentale di Pagliano lungo la via fluviale del Tevere quale via commerciale per lo scambio di prodotti veicolati verso la città di Roma». Sono stati riportati alla luce, infatti, anfore, elementi in bronzo e pesi di telaio, che attestano un’attività di trasformazione in loco dei manufatti che arrivavano da fuori: una vera e propria attività tessile.
Acquisizioni nuove sono venute pure dall’approfondimento dello scavo delle strutture murarie, portando all’individuazione di una struttura a cielo aperto nel settore occidentale dell’area. Tale ambiente venne chiuso solo in un secondo momento e in coincidenza con l’allungamento di una canaletta di pregevole fattura, finalizzata allo scolo delle acque, rinvenuta durante la campagna di scavo 2003. Questo piccolo ambiente, con molta probabilità, serviva per la raffinazione e la forgiatura di minerali e la cottura di laterizio.
Le indagini hanno portato alla luce anche il corridoio di accesso ad altri cinque vani già segnalati da Riccardo Mancini alla fine dell’Ottocento.
Il direttore della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto, Stefano Talamoni, ha sottolineato l’importanza della sinergia fra le varie istituzioni (la Sovrintendenza, le Fondazioni, il Comune di Orvieto, la Provincia di Terni, la Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana e i privati, quali l’Azienda Agricola “Castello di Corsara” che da sempre contribuisce alle campagne di scavo). La scuola di Etruscologia, che fa capo alla Fondazione Centro Studi ed è diretta in collaborazione con il Museo Faina, da tre anni porta avanti i campi scuola Porto Romano di Pagliano, contribuendo alla conoscenza del territorio e della antica civiltà orvietana ma anche offrendo a molti laureandi di diversi atenei italiani di vivere un’esperienza formativa di notevole importanza. Quest’anno gli stagisti del campo scuola provenivano dall’Università di Roma, Genova, Firenze, Viterbo, Napoli, Lecce.
|
|