Il comandante della Guardia di Finanza generale dott. Roberto Speciale, il presidente della Regione on. Totò Cuffaro e la Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Catania dott.ssa Maria Grazia Branciforti hanno inaugurato venerdì 15 dicembre, nella Chiesa barocca di San Francesco Borgia, annessa al monastero dei Gesuiti in via Crociferi, la mostra «Flavae flammae custodes antiquitatis» (Fiamme gialle custodi dell’antichità), in cui sono esposti al pubblico - e lo resteranno nelle prossime settimane - cinquecento oggetti fra i moltissimi sequestrati negli ultimi anni in varie località della Sicilia Orientale, provenienti nella maggior parte da scavi clandestini e già illegalmente detenuti da collezionisti privati. Si tratta di manufatti in larga misura databili al IV-III secolo a. C. che presentano un considerevole interesse per il loro valore storico e artistico. Nelle bacheche del tempio etneo è possibile ammirare ceramiche di officine attiche e corinzie, un gorgoneion con l’immancabile Medusa, vasi greci di splendida fattura, statuine in terracotta di divinità.
L’esposizione resterà aperta al pubblico per alcuni mesi, fino al momento dell’ormai imminente inaugurazione del Museo Archeologico di Catania che, secondo l’impegno assunto dall’infaticabile assessore regionale dei BB.CC. on Nicola Leanza, avrà luogo entro la fine di febbraio o al massimo nelle prime settimane di marzo.
Avverrà allora in una sezione del nuovo Museo Archeologico, che avrà il nome di «Museo ritrovato», il trasferimento definitivo di questi preziosi materiali recuperati dalla Guardia di Finanza, oltre che di quelli restituiti alla collettività grazie alla benemerita e costante azione quotidianamente svolta dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato.
Se l’azione svolta dalle Fiamme gialle a difesa del retaggio culturale del territorio ha avuto questo splendido risultato, del quale va dato atto all’abnegazione e allo spirito di sacrificio di questo Corpo benemerito dello Stato, ciò non ci esime dalla necessità di dover sottolineare che la “prevenzione” nei siti archeologici della Sicilia lascia purtroppo spazio, per le lamentate carenze di organico nelle Forze dell’Ordine, a vuoti di sorveglianza armata; il personale dell’Assessorato Regionale è pertanto impossibilitato a muoversi quando fa notte e gli impianti di illuminazione risultano guasti o comunque non sono perfettamente funzionanti. È ovvio che, in simili condizioni, domina la paura; fino al sorgere del sole nessuno potrebbe del resto chiedere ragionevolmente ai custodi di mettere a repentaglio la propria incolumità, effettuando perlustrazioni al buio muniti soltanto di torcia elettrica.
Formuliamo l’augurio che, proseguendo sulla scia della preziosa attività svolta dalla Guardia di Finanza, indirizzata al recupero del manufatti asportati dai tombaroli, possa opportunamente accompagnarsi, con l’auspicata collaborazione tra Assessorato Regionale e forze di Polizia e Carabinieri, un’adeguata prevenzione e repressione degli scavi clandestini, che così incalcolabile danno continuano quotidianamente ad arrecare al patrimonio archeologico siciliano.
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