A qualche mese dalla morte del prof. Vincenzo Tusa, riprenderanno gli scavi e le ricerche della missione dell'Università di Bologna a Mozia, nell'area della cosiddetta “casa dei mosaici”, che fu fonte di riflessione e di nuove letture del grande studioso di antichità puniche.
Gli scavi avranno inizio il 15 giugno e termineranno il 4 luglio, con un incontro pubblico che riferirà delle prospettive di ricerche che si stanno sviluppando nell'isola grazie alla collaborazione della Soprintendenza di Trapani e all'ospitalità della Fondazione Whitaker che, in sinergia con il Consorzio Universitario di Trapani, si accinge alla identificazione di nuovi spazi destinati ad accogliere i numerosi ricercatori e studenti formati nel corso universitario di Archeologia del mare, attivo da dieci anni grazie alla convenzione fra la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Bologna e il locale Consorzio Universitario. Il nuovo impegno di ricerca a Mozia della missione guidata dal prof. Enrico Acquaro, che dal 1985 ha condotto ricerche sull'area meridionale dove insistono i mosaici a ciottoli, avrà come scopo sia la definizione in pianta e in strutture dell'ala orientale del complesso edilizio cui si riferiscono i mosaici, sia la riproposizione con ulteriori elementi della nuova lettura del complesso, già avanzata negli ultimi scavi: un edificio pubblico in corso di ristrutturazione al momento della distruzione siracusana (397 a C.), fatto oggetto come in altre aree dell'isola di spoliazioni successive e riqualificazioni funzionali. Compatibilmente con il tempo assegnato e con la funzionalità degli improvvisati locali messi a disposizione in sostituzione dei consueti alloggi, si completeranno gli studi finora in corso sui materiali ritrovati negli anni passati, alla luce di una rinnovata lettura della comunità moziese che si rivela sempre più plurietnica, come è naturale che sia nella realtà molteplice della Sicilia occidentale, in cui etnie elime, greche, fenicie trovano una sintesi politica e culturale delle più originali.
Una sintetica ed avvincente ricostruzione cronologica dal titolo “Per una storia degli studi e degli scavi di Mozia”, apparsa nel n. 88 (1981) della rivista “Sicilia”, edita a Palermo da S.F. Flaccovio e diretta da Giuseppe Orlandi, è quella compiuta dal prof. Gioacchino Falsone, che traccia un interessante e suggestivo excursus dalla prima identificazione dell’antico emporio fenicio, effettuata nel 1537 dal siracusano Claudio Mauro Arezzo nel suo “De situ insulae Siciliae libellus”, all’arrivo nell’Isola dell’arcipelago dello Stagnone in territorio di Marsala di uno dei più noti archeologi di ogni epoca, il tedesco Enrico Schliemann (il cui nome sarebbe poi rimasto indissolubilmente legato alle scoperte di Troia, Tirinto e Micene), alla ormai leggendaria attività di ricerca di due archeologi inglesi, Giuseppe Whitaker e Benedikt S.J. Isserlin, all’assidua e preziosa opera svolta da Sabatino Moscati, Antonia Ciasca e Vincenzo Tusa.
Da alcuni anni si registra la presenza a Mozia dell'illustre archeologo prof. Enrico Acquaro che, con la sua collaudata équipe dell’Università di Bologna, dà continuità con la Fondazione Whitaker ad un progetto di lungo periodo, concorrendo validamente a restituire poco per volta alla luce, a catalogare e ad affidare alla custodia delle istituzioni competenti per la pubblica fruizione l’immenso patrimonio archeologico che giace da oltre due millenni quasi interamente sepolto.
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