Un’imbarcazione romana, naufragata nel mare dell’isola di Levanzo, che assieme a Favignana e a Marettimo fa parte dell’arcipelago delle Egadi, è stata ritrovata a quasi cento metri di profondità. Sparsi sul fondo, insieme al materiale di bordo, centinaia di tubi di argilla, adoperati nell’antichità per l’edilizia e vari manufatti, già in buona parte recuperati e catalogati.
La scoperta va ascritta a merito della Soprintendenza del Mare di Sicilia, ed è stata favorita da una “campagna” condotta dalla nave oceanografica americana Hercules. La missione scientifica è stata coordinata dal soprintendente prof. Sebastiano Tusa il quale ha dichiarato: “La cosa veramente entusiasmante è che gli oggetti si trovavano adagiati sul fondo e nessuno li aveva mai toccati. Grande è stata l’emozione nel guardarli per la prima volta quando li abbiamo illuminati da vicino con un fascio di luce. Nei prossimi mesi sarà avviata una ulteriore ricognizione subacquea alla ricerca di siti e di villaggi preistorici, anche perché sappiamo che Lavanzo e Favignana si trovavano in passato congiunte con la terraferma”.
E chissà che non sia questa l’occasione propizia perché vengano finalmente identificate alcune delle imbarcazioni puniche e romane andate a picco nella battaglia delle Egadi (241 a.C.). Una scoperta che premierebbe le supposizioni dell’illustre archeologo marsalese prof. Giuseppe Agosta, che aveva ipotizzato alla vigilia della sua scomparsa la presenza in quel tratto di mare di un vero e proprio cimitero delle navi da guerra affondate ventidue secoli fa.
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