Gli arazzi fiamminghi di Marsala per l’incremento del turismo nella provincia di Trapani

Santo Corrente e Antonello Ferro, rispettivamente presidente e segretario della commissione consiliare sport, turismo, spettacolo e manifestazioni artistiche della Provincia Regionale di Trapani, hanno effettuato con gli altri componenti dell’organo collegiale un sopralluogo nella sede del museo degli arazzi fiamminghi di Marsala, nel quadro di un’ampia ricognizione avviata nei luoghi e nei siti del territorio al fine di promuoverne e rilanciarne l’attività promozionale.
La commissione si è incontrata con i dirigenti del museo, in atto allocato in un edificio che, pur trovandosi nel centro storico della città, si presenta tuttavia alquanto angusto e non sempre peraltro viene opportunamente segnalato dalle guide turistiche, pur meritando invece una maggiore attenzione per la sua valenza culturale. La visita della commissione provinciale concorrerà (almeno questo è l’augurio) ad una maggiore conoscenza di tale patrimonio, unico e raro, che costituisce un valido richiamo per i visitatori di Marsala, anche in coincidenza con le celebrazioni previste nel prossimo anno per il centocinquantesimo anniversario dello sbarco dei Mille in Sicilia.
La struttura, ubicata in via Garraffa n. 5 (traversa di via Garibaldi), accoglie otto arazzi fiamminghi donati nei XVI secolo alla Chiesa Madre del comune di Marsala da mons. Antonio Lombardo un alto prelato di origini marsalesi che rivestiva allora la prestigiosa carica di arcivescovo di Messina.
In un elegante opuscolo, pubblicato nel marzo del 1980 dal Lions Club di Marsala (allora presieduto dall’avv. Angelo Fici), il noto ed apprezzato storico dell’arte prof. Vincenzo Scuderi scrive testualmente: «La serie di arazzi fiamminghi è costituita da otto pezzi che narrano episodi della guerra romano-giudaica. Tale contenuto, come in effetti è avvenuto per altre serie, può anche definirsi Storie di Vespasiano e del figlio Tito; o, come nel Testamento del donatore, della distruzione di Gerusalemme».
Nell’ordine degli episodi storici, di cui ci dànno notizia Tacito e Giuseppe Flavio, essi raffigurano quanto segue: 1) Giuseppe Flavio, difensore di Giotapada, esce dalla grotta dove di era rifugiato dopo la caduta della città ad opera di Vespasiano (ancora condottiero); 2) Agrippa, re di Tiberiade, perora davanti a Vespasiano la causa della città minacciata di distruzione; 3) Vespasiano è indotto ad accettare la nomina a imperatore decretatagli dai soldati alla morte di Nerone; 4) Vespasiano imperatore riceve l’omaggio di un re siro; 5) Vespasiano fa liberare Giuseppe Flavio dalle catene; 6) Combattimento fra il giudeo Gionata e il romano Prisco; 7) Il sacerdote Gesù di Nabuth offre a Tito, figlio di Vespasiano, due candelieri e il libro sacro per la ripresa del culto nel tempio di Gerusalemme; 8) Tito offre un sacrificio a Javeh, dio dei Giudei.
Sottolinea ancora il prof. Scuderi: «Una larga bordura (cm. 48), che si ripete identica in tutti gli otto arazzi, inquadra ed arricchisce le scene con la vivace ornamentazione di ghirlande, vasi e festoni di frutta intramezzati da figure umane (Apollo citaredo e giovani portatrici di anfore) sui lati verticali e da una scena di sacrificio al centro di quelli orizzontali (celebrante ed offerenti, uguali dappertutto)».
A giudizio del sopra citato studioso, si tratta di una delle serie più belle della famosa arazzeria di Bruxelles nel suo periodo di maggior splendore artistico: un arricchimento, per chiunque voglia accostarvisi, di piacere estetico e di qualità della vita in senso fisico, intellettuale e psichico.

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