I preziosi reperti del Museo Diocesano di Mazara

di Valeria Febbraio
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Arte sacra a Mazara : croce in argento al museo diocesiano di Mazara del ValloIl Museo Diocesano di Mazara sorse soprattutto per ovviare all’esigenza di contenere adeguatamente, attraverso un percorso cronologico, le più importanti espressioni storico-artistiche che costituiscono il retaggio di un prestigioso passato. Nel 1575 ebbe luogo il primo sinodo diocesano di Mazara e fu proprio allora che, sulla base degli orientamenti manifestati dal Concilio di Trento (1545-1563), venne dliberata, nel quadro delle innovazioni introdotte dalla Controriforma, l’istituzione del Seminario vescovile.
Il vescovo Marco La Cava, nei primi anni del XVII secolo, acquistò un’area adiacente al palazzo vescovile dove sarebbe stato in seguito allocato il museo. Il vescovo Giuseppe Stella fece a sua volta edificare la parte settentrionale del fastoso complesso con portici sulla facciata ed atrio interno. I lavori eseguiti dall’artigiano mazarese Francesco La Grassa vennero iniziati nel 1744, su progetto dell’architetto trapanese Giovan Biagio Amico.
In atto il museo accoglie un insieme di suppellettili liturgiche e di paramenti sacri. Per l’impossibilità di esporre organicamente il materiale che vi si trova custodito, si è proceduto da parte del personale addetto ad una accurata selezione che permettesse di identificare essenzialmente alcuni degli esemplari più significativi, allo scopo di ottenere una comprensibilità sinottica più completa possibile.
La sezione di argenteria sacra, in gran parte inedita, si arricchisce anche di alcune tra le più rilevanti suppellettili liturgiche della Diocesi, provenienti principalmente dalle città di Salemi, Castelvetrano e da altre chiese della stessa Mazara. Il reparto è inglobato nell’ampio complesso museale che include opere di altre discipline artistiche, dalla pittura, alla scultura marmorea e lignea, ai paramenti sacri, inserendosi perfettamente in un percorso unitario cronologico, atto a riproporre l’univoca testualità storica di cui queste opere sono manifestazione.
Nella raccolta si trovano inoltre collezioni di suppellettili sacre legate alle più rappresentative autorità ecclesiastiche che hanno guidato la diocesi di Mazara del Vallo, la quale si caratterizza per antichità e tradizione in Sicilia. Esse testimoniano la concreta operosità dei vescovi consapevoli del proprio ruolo anche dal punto di vista della valorizzazione di un patrimonio immobiliare mediante l’apporto di un artigianato d’arte di apprezzata eccellenza.
Nel Museo Diocesano di Mazara le opere esposte non solo trovano protezione in un luogo sicuro, ma si rendono accessibili alla libera fruizione, solitamente negata ad opere d’arte di questo tipo, perché custodite in qualche caso con eccessivo rigore che ne impedisce l’esposizione al pubblico.
Ricostruendo le vicende di questo tesoro d’arte si ripercorre simultaneamente sia la storia dei vescovi che hanno lasciato le loro impronte indelebili nella diocesi, sia quella dei più famosi ed autorevoli argentieri delle maestranze trapanesi e palermitane.
Il Museo Diocesano di Mazara è stato allestito adottando un criterio che propone le opere esposte secondo l’ordine cronologico corredato dal relativo catalogo, in modo da permettere ai visitatori di inoltrarsi consapevolmente tra lo splendore dell’argento e le sfaccettature delle gemme; oltre al loro valore artistico, le opere presenti sono prova indiscussa della devozione popolare.
Il museo si propone come uno dei più moderni della Sicilia nell’ambito dell’arte sacra, dove fede e storia vengono conciliate alla memoria e all’anima dei fedeli siciliani. Visitando il museo, non va trascurata quella che a buon diritto è ritenuta una delle più antiche opere di argenteria: la splendida croce, già conservata nella Chiesa madre di Salemi, attribuita a Johannes de Cioni, di scuola pisana.
Il Museo Diocesano ospita argenti e suppellettili liturgiche di straordinaria bellezza, che vanno dal XIV al XIX secolo; esse attestano la raffinata abilità e la vasta produzione dei maestri argentieri e degli orafi siciliani toscani e spagnoli.



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