Resterà aperta al pubblico dal 26 luglio al 20 settembre a Trapani nei saloni del Piano Terra di Palazzo Milo Pappalardo di via Garibaldi la mostra “Selinunte ritrovata”, promossa dall’Assessorato BB.CC.AA. e P.I. della Regione Siciliana, dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, da «Novamusa» e dai Comuni di Castelvetrano e Trapani, con il coordinamento generale del locale Soprintendente arch. Giuseppe Gini e con la direzione scientifica della dott.ssa Caterina Greco, che assieme ai propri collaboratori (Girolama Fontana, Rosa Maria Cucco, Maria Lucia Ferruzza e Giuseppina Mammina) ne ha curato l’allestimento.Sono esposte e ben visibili dalle vetrate che si affacciano sulla strada due importanti iscrizioni selinuntine, recuperate dal citato Nucleo dei Carabinieri e restituite all’Italia dal “J.P. Getty Museum” di Malibu (California).
La mostra è stata inaugurata alle ore 19 del 26 luglio dall’assessore regionale dei Beni Culturali on. Nicola Leanza, accompagnato dal Capo di Gabinetto dott. Nino Scimemi. Fra le personalità della cultura presenti alla cerimonia di apertura, il prof. Vincenzo Tusa, ideatore del Parco di Selinunte, il presidente della Fondazione Whitaker prof. Aldo Scimemi e il direttore del Museo Pepoli dott.ssa Maria Luisa Famà. Delle autorità locali, c’erano i sindaci di Castelvetrano dott. Gianni Pompeo e di Trapani avv. Girolamo Fazio.
Nella circostanza, quale illustre e gradito ospite, c’era anche il deus ex machina del ritrovamento, il colonnello dei Carabinieri dott. Giovanni Pastore, comandante del Nucleo dell’Arma per il recupero del vastissimo patrimonio archeologico nazionale asportato negli ultimi decenni dal mercato clandestino ed illegittimamente acquisito all’estero da vari musei.
Sono presentate insieme per la prima volta la stele di Latinos figlio di Reginos, personaggio di origine italica morto a Selinunte nel VI secolo a.C., restituita all’Italia agli inizi del 2006, e la celebre lamina di piombo, più nota come lex sacra, testo essenziale per la storia delle religioni nel mondo antico. Proveniente dal santuario di Zeus Meilichios la lex sacra, rientrata nel nostro Paese nel 1992, è in atto custodita presso il Museo Civico di Castelvetrano in attesa di essere esposta, con l'epigrafe di Latinos, nel nuovo museo in allestimento presso il Baglio Florio di Selinunte.
Per arricchire e contestualizzare l’esposizione dei due documenti epigrafici, che rappresentano un’importante testimonianza storica ed antropologica della civiltà greca nella Sicilia antica, sono stati esposti anche altri materiali selinuntini, tra i quali corredi funerari del VI e V secolo a. C., alcuni kantkharoi di bucchero etrusco rinvenuti nelle necropoli e stele antropomorfe del santuario di Zeus Meilichios.
L’avvicendarsi di visitatori nella sede della mostra testimonia la sempre più diffusa passione per l’archeologia, non solo (come del resto è naturale) da parte degli studiosi del settore e specialmente dei giovani che frequentano le facoltà umanistiche, ma in generale da parte di quanti, pur coltivando di frequente interessi di diversa natura, cercano e trovano tuttavia in queste meritevoli iniziative il più diretto appagamento alle proprie esigenze spirituali.
L’attuale programma di divulgazione dei beni culturali nell’ambito della Soprintendenza di Trapani tende a superare una mentalità che ha fatto spesso dell’archeologia e dei suoi cultori un mondo chiuso, geloso custode di una scienza specialistica isolata in un labirintico palazzo di Minosse. Sabatino Moscati, Luigi Bernabò-Brea, Vincenzo Tusa e molti altri hanno contribuito non poco a determinare una salutare pur se ancora parziale inversione di tendenza che ha reso più popolare l’archeologia, richiamando così l’attenzione della classe politica sulla necessità di più cospicui interventi a sostegno delle attività di studio e di ricerca.
Alla catalogazione dei reperti presenti e al recupero di preziosi materiali asportati si provvede ora con l’attuazione di programmi e di progetti efficacemente volti a emarginare la colpevole trascuratezza di prima e ad arginare la dispersione su scala planetaria del patrimonio archeologico siciliano.
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