La collettiva d’arte contemporanea, dal titolo «Incontri. Gli artisti trapanesi si raccontano», è ospitata a Trapani dal 15 al 25 maggio 2007, con apertura al pubblico tra le ore 11 e le 13 e le ore 18 e le 21 nell’ex Chiesa di Sant’Alberto in via Garibaldi.
Dopo l’inaugurazione (15 maggio, ore 18) viene offerta l’opportunità ai visitatori di venire a contatto con alcune tra le maggiori espressioni dell’arte locale della seconda metà del Novecento.
Saranno infatti esposte le pregevoli tele di Giovanni Valfrè, Giuseppe Corsini, Laura Caruso, Ignazio Russo e Vincenzo Messina, che con pieno merito godono per le loro elaborazioni fantastiche dell’unanime apprezzamento della critica militante avendo impresso nelle proprie opere il suggello dell’originalità.
Come si legge nell’invito diramato per la circostanza, si tratta di una mostra-evento, all’interno della quale ciascuno dei partecipanti dischiude il proprio atelier a quanti desiderano meglio apprezzarne le tipologie espressive al fine di avviare un costruttivo dialogo con gli artisti.
L’esposizione raccoglie, a testimonianza di un percorso che resta continuativo pur nello scorrere del tempo, cinque diverse visioni della realtà, corrispondenti ad altrettanti punti di vista autonomi e differenti dei singoli autori, che appaiono tuttavia visibilmente legati dal comun denominatore di un’ammirevole e totale dedizione all’attività creativa.
Seguono le informazioni sugli artisti presenti nella mostra.
Giovanni Valfrè
Appassionato, indomito, ostinato osservatore della realtà. Proteso nella sua pittura a fermare l’attimo che fugge. Una frase di Cèzanne descrive in maniera perfetta il modo di dipingere del Valfrè:«Il mio metodo, il mio codice è il realismo. Ma, sia chiaro, un realismo alla grande, senza dubbi. L’eroismo del reale. Il mio metodo è di amare il lavoro».
Nelle sue opere si rintraccia analisi fenomenologica della realtà e introspezione psicologica; autoanalisi che permette all'artista di cogliere il senso della propria percezione; capacità di rendere con lo stile una concezione della vita e dell'uomo.
Gli oggetti all’interno delle sue tele appaiono immersi nella luce e nell'aria, fusi in un amalgama di vibrazioni luminose.
La struttura compositiva si risolve in pennellate dense, sì che tutto appare come sospeso in un equilibrio immobile e insieme cangiante. Solido e liquido, fragile e duraturo, caldo e freddo, luminoso e opaco, sono aspetti desunti dalle molteplici apparenze del reale, e combinati attraverso un procedimento mentale dove l'intuizione si associa alla deduzione, la logica al sentimento, la concretezza all'astrazione.
Nelle tele il reale si spoglia di ogni clamore e ritrova un’atmosfera riservata e intimista tra oggetti conservati e confidenziali.
Il filo conduttore della mostra è la vicenda biografica e artistica del pittore dal periodo iniziale in cui si accosta ai pittori di area palermitana, in particolare Renato Guttuso, all’ incontro con la lezione di Cèzanne, fino al naturalismo della sua prima attività (1960-70), per giungere alla produzione (1972-2002) basata su un lavoro metodico, costante, sincero sui “motivi” a lui da sempre cari quali l’impegno sociale e civile e la sfera privata. Lungo il percorso espositivo la mostra permetterà di aprire lo sguardo sulla grande tradizione della pittura del Valfrè.
Giuseppe Corsini
Il ritratto come immagine "parlante", dotata di una vita propria, ambiguo inganno tra verità e illusione.
Questa è la maestria pittorica di Giuseppe Corsini.
L’antico schema del binomio (artista + mecenate e committenza = opera d’arte) sembra legarsi a Corsini.
Un pittore figurativo caratterizzato da un grande pathos emozionale, frutto di sensibilità e coscienza artistica.
Hegel nei suoi scritti sostiene come nel ritratto la pittura raggiunga il suo culmine, visto che il soggetto rappresentato è l’ individuo nella sua essenzialità autenticamente umana. Corsini attraverso il ritratto cattura un'espressione fuggevole, un momento dell'età, uno scatto dei sentimenti, un "moto dell'anima", i segni di ogni volto, in cui sedimenta il vissuto e li fissa indelebilmente sulla tela.
I primi cittadini trapanesi e altri importanti personaggi della città sono passati sotto la sua pennellata posando con quel desiderio di immortalità.
Dalla tela il volto dei soggetti ritratti si staglia, andando a confondersi con il vestito e gli occhi.
Lungo il percorso espositivo della mostra una sequenza di capolavori che ci riportano volti di donne dipinte anche in acconciature rinascimentali.
Per scoprire infine che il soggetto è sempre uno solo: il dialogo tra noi e loro, tra i nostri occhi e quelli dei posanti.
La sua suddivisione tematica è anche caratterizzata dalla natura morta. I pesci, infatti, rappresentano un brano di vita del pittore. Le sue tele rivivono lo splendore dei pesci colorati che diventano simbolo di grandi drammi umani.
Laura Caruso
Affascinanti ritratti femminili psicologicamente intesi ricchi di espressività. Tele dal colore intenso che evocano una dimensione onirica. Così si concettualizza l’arte naif di Laura Caruso.
Primo momento espositivo delle sue opere che si lega ad un lungo percorso di artista-poeta.
I suoi soggetti sono donne reali, che lasciano trasparire sul volto i segni psicologici del carattere, che evidenziano una certa estraneità e un senso di solitudine Nelle sue opere l'artista rielabora all'interno del proprio modus pingendi questo insieme variegato di stimoli, sviluppando una spiccata predilezione verso il cromatismo, la pennellata avvolgente e il gusto per la deformazione .
Una figurazione nuova, una deformazione a volte marcata ed altre solo suggerita, che segna la sottile linea di quando il reale sconfina nell’irreale, di quando il normale si tinge per un attimo di strano. Laura Caruso vuole attraverso le sue tele esprimere un mondo sotterraneo di stati d’animo, di aspirazioni, di desideri, di gioie o sconfitte, un mondo di deformazioni interiori dove quello, che comunemente non appare, è. Una pittura che rifiuta il concetto di pittura sensuale (ossia di una pittura tesa al piacere del senso della vista), spostando la visione dall’occhio all’interiorità più profonda dell’animo umano. L’occhio è solo un mezzo per giungere all’interno, dove la visione interagisce con la sensibilità psicologica. Si potrebbe rintracciare nei suoi quadri un fare pittura come esplosione di un grido interiore femminile.
Ignazio Russo
Nei quadri di Gnazino non c’è la descrizione di un paesaggio o di un profilo umano, ma la trasformazione di essi in valori pittorici. Il racconto è quello di una umanità viva, di un incontro tra coscienza e mondo esterno. Artista originalissimo con una pittura da reportage, un’ esaltazione dolce quasi lirica delle cose; un rifiuto alla oggettività della percezione.
Gli oggetti sono presenti nelle opere come ombre spesso vaghe. È l'occhio dell'osservatore attento che deve metterli a fuoco e scoprirne le forme.
L’osservatore è volutamente posto in una irrisolta ambiguità.
Immagini suggestive, fantasiosamente irreali, create da macchie di colori puri che emergono da fondi monocromatici o che, come in una esplosione, fuggono freneticamente in ogni direzione da illuminare e valorizzare.
I suoi colori, in particolare, sono inconfondibili, passando dai toni pastello a quelli cupi, talvolta squarciati, quasi feriti da macchie vivide.
Colori di un dinamismo magico, in continua mutazione di forme e cromatismi, pronti a rivelare nel tempo, oggetti e creature in continua trasformazione.
Psicologicamente egli è portato a staccarsi dalla realtà per ricrearla con uno spirito riflessivo, malinconico, cercando più le sfumature, i contorni delle "cose" che l'appariscenza.
Vincenzo Messina
Elemento essenziale nella ricerca artistica di Vincenzo Messina è il nudo femminile. Un nudo tra eros, amore e sanità del corpo.
Il celebre poeta Paul Valery, nel 1934, scriveva che “ il medico, il pittore erano i soli mortali che conoscessero il nudo”.
Per Messina il nudo femminile alita sulle trasparenze, sugli specchi, sulle maschere come un sogno semplicemente allusivo, che eccita coloristicamente l'occhio e resta sospeso sopra una realtà quasi metafisica... Esso comunica a tutto il contesto i caratteri di una "rèverie", di una sospensione tra il reale ed il fantastico, di una pacata sensualità vissuta ai limiti della immaginazione. L’artista Messina quando dipinge sembra accarezzare ed unire due voluttà in un atto sublime. Egli dipinge in termini di poesia, abbandonandosi a quel filo di canto che ogni uomo sente pulsare in sé e arricchendo la pittura di una carica morale e di suadenza di toni. E lo spettacolo che egli offre è il più emozionante che possa presentare un'attività creativa arrivata al limite dell'espressione. Soprattutto il suo colore, sensuale e incantato, possiede un lirismo trasfigurante che tramuta tutto in un mondo di sogno in cui l'erotismo assume accenti casti e idealizzati, che contrastano significativamente con l'erotismo sbracato e commerciale che ci assedia nel mondo di oggi.
Anche i suoi paesaggi siciliani si caratterizzano per luminosità ed armonia cromatica e ciò lo rende un esperto alchimista degli impasti coloristi più sorprendenti, capace di sfruttare tutte le risorse della tavolozza con la distribuzione più calibrata, l'accostamento più adeguato delle caratteristiche tonali, per riuscire ad ottenere effetti non comuni.
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