Viaggio nella terra degli Elimi

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Fra i percorsi più suggestivi che la Sicilia può proporre, un itinerario elimo costituisce sicuramente una novità in quanto offre l’occasione di venire a contatto con una civiltà preellenica di enorme rilievo archeologico. Gli scavi, che sistematicamente sono stati condotti nell’area elima, da Pirro Marconi ad Erice, da Vincenzo Tusa e da Caterina Camerata Scovazzo a Segesta, da Giuseppe Nenci a Rocca d’Entella, da Hans Peter Isler sul Monte Jato a San Cipirello, hanno avuto il merito di riportare alla luce una enorme quantità di preziosi reperti che documentano la straordinaria attività di questo popolo. Maurizio Vento e Liliana Di Gesù nel volume propongono un percorso al turista che, giungendo in Sicilia, vuole meglio conoscere un originale aspetto della sua storia. 
Una cartina dell’intero territorio elimo, che si estende dalla provincia di Trapani alla provincia limitrofa di Palermo, fornisce una preziosa indicazione grafica del percorso nel suo complesso. Cartine successive, a seguire, con maggiori particolari e dettagli, riguardano, la prima, Erice, Trapani e Pizzolungo; la seconda, Segesta e Salemi; la terza, Jetas ed Entella (San Cipirello, San Giuseppe Jato e Contessa Entellina). Tutte sono accompagnate da un’accurata descrizione dei luoghi e da suggerimenti per le soste con indicazione dei ristoranti e, in genere, dei luoghi di ristoro.
Si tratta di una guida assolutamente nuova ed originale, l’unica peraltro di fatto esistente per quanto riguarda un itinerario elimo che va così ad affiancarsi, per questo territorio della Sicilia occidentale, ad altri itinerari, quello preistorico, quello fenicio, quello greco e quello romano.
Il volume è illustrato da splendide fotografie: a colori nella prima e quarta di copertina, in bianco-nero nelle pagine interne.
Gli scavi, che sistematicamente vengono condotti da qualche decennio, hanno riportato alla luce interessanti manufatti e preziose testimonianze assieme alla misteriosa lingua elima, conosciuta attraverso frammenti che ne rivelano l’origine indoeuropea e la probabile derivazione ittita; i diversi reperti sono custoditi in vari musei facilmente accessibili ai visitatori.