Bagli di Sicilia

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I bagli trovano nella villa rustica della Roma repubblicana e imperiale il loro lontano modello. Ce ne sono moltissimi disseminati nell’ampia campagna della Sicilia occidentale. Si tratta di edifici circondati da possenti mura, in larga parte in avanzato stato di degrado, che richiamano l’attenzione di quanti si trovino ad effettuare delle escursioni nelle aree più interne, alla ricerca degli antichi baluardi di difesa del feudo. I bagli sorgono di frequente in vicinanza di sorgenti d’acqua e su modeste alture, da dove era più agevole vigilare sulle zone circostanti. Eretti per lo più nei secoli XVII e XVIII, alcuni di essi risalgono agli inizi del secondo millennio. In questo volume del prof. Maurizio Vento dal titolo «Bagli di Sicilia: dall’antichità ad oggi» ne viene ricostruita la lunga storia così ricca di suggestioni e di vicende leggendarie. 
In una ricerca, curata dallo scrittore Rocco Fodale, di cui nel libro qui presentato vengono richiamati i dati essenziali, si afferma che il baglio, nei secoli XII e XIII, era espressione del latifondo ad economia estensiva, cerealicolo-pastorale, e successivamente, col XIX secolo, rispondente alle esigenze di un’azienda più moderna, ad economia semiestensiva differenziata. Il baglio - si afferma - è nato dove il latifondo è sorto o si è ricostituito; si è trasformato od evoluto dove il latifondo ha subìto dei cambiamenti. I bagli infine, ubicati a rilevante distanza dai centri abitati, nella loro generallità erano frequentati da personale rurale, oscillante da pochi addetti nella stagione invernale a qualche centinaio di unità nel periodo dei raccolti o di alcuni lavori stagionali.
Oggi molti di essi risultano abbandonati o sono andati addirittura in rovina; alcuni, recuperati, sono stati trasformati in stabilimenti vinicoli, in musei (come Baglio Anselmi a Marsala) o in strutture ricettive per ospitarvi il turismo rurale. Pochi di essi hanno cambiato completamente volto, subendo radicali mutamenti in barba all’architettura originaria, e vengono utilizzati come luoghi di ritrovo per pranzi e feste nuziali. Si tratta comunque di un patrimonio edilizio di straordinartia suggestione che meriterebbe maggiore cura da parte delle pubbliche istituzioni per la sua custodia. Ma quella di quanti hanno a cuore la salvaguardia e il ripristino strutturale dei bagli sembra destinata a restare vox clamantis in deserto.