Itinerario greco-romano in provincia di Trapani

di Maurizio Vento
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Mappa delle località dell'itinerario turistico greco-romano in provincia di TrapaniFondata da Mégara Iblea nel 651 a.C., la colonia greca di Selinunte, ricordata nel III libro dell’Eneide virgiliana come “palmosa”, cioè cinta di palme, costituisce oggi con i suoi molti templi e il suo arcaico santuario il più imponente complesso archeologico del Mediterraneo. Le metope, custodite nel Museo “A. Salinas” di Palermo, sono quanto di più grandioso è possibile immaginare. Migliaia di statuette di argilla, ritrovate nel tempo a Selinunte durante gli scavi, giacciono confusamente accatastate nei depositi dei musei con grave pregiudizio per la loro conservazione. Ne ha dato recente testimonianza il prof. Vincenzo Tusa, che del Parco di Selinunte è stato a suo tempo strenuo promotore e coerente sostenitore. Sarebbe utile recuperarle alla cultura e alla fruizione turistica. Si consiglia di visitare, a pochi chilometri da Selinunte, le Cave di Cusa, dove grossi giacimenti tufacei permettevano il reperimento della materia prima per le colonne dei templi. Ci sono rocchi abbandonati in fase di estrazione per un’improvvisa interruzione del lavoro che in seguito non venne mai ripreso. Ciò accadde per una calamità naturale o per un’invasione nemica? Un mistero questo che resterà purtroppo senza risposta. Si suggerisce una sosta, con deviazione di percorso, nel Museo Civico di Castelvetrano, dove si trova la famosa statuetta in bronzo dell’Efèbo di Selinunte (470 a.C.). Dopo la battaglia delle Egadi (241 a.C.), che segnò la conclusione della prima guerra punica, la Sicilia divenne provincia romana. I nuovi dominatori, per la favoleggiata comune origine troiana consacrata dalla poesia virgiliana, riservarono un trattamento di favore ai centri della Sicilia occidentale, e specialmente ad Erice e a Segesta. Tuttavia poco ci resta di quel periodo storico: le Stele dipinte di Lilibeo con iconografia tardo-ellenistica di banchetto funebre, custodite nei musei archeologici di Marsala e di Palermo, e la Villa Romana di Marsala (II-III secolo d.C.) con i suoi artistici mosaici, identificata nel 1939 dagli archeologi Jole Bovio Marconi e Giuseppe Agosta, soprintendente onorario alle Antichità.



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