Per esplorare l'ampio patrimonio archeologico dell'antica Akragas il visitatore può anzitutto accedere all'area pianeggiante, situata di fronte al piazzale di sosta e di ristoro, che racchiude i resti del Tempio di Giove e del Tempio dei Dioscuri. A pochi passi dall'ingresso a destra appare l'area votiva, riconoscibile da una serie di file di blocchi in pietra arenaria, e frontalmente si ammirano i resti del Tempio di Giove: tratti del muro perimetrale, con le sue mezze colonne dall'ampio diametro e dalle larghe scanalature, testimoniano la maestosità della struttura rimasta incompiuta. Al suo interno è oggi posta una copia in tufo di uno dei Telamoni, le statue alte circa 7 m che, con le braccia flesse all'altezza della testa, fungevano da sostegni alla massiccia trabeazione del tempio.
Avanzando nell' area detta delle divinità ctonie, si accede sostanzialmente ad una zona costellata da resti di templi, altari, santuari di età arcaica consacrati a Demetra, dea della fertilità: qui, in occasione delle Tesmoforie, le donne akragantine eseguivano riti solenni per propiziare il buon esito dei raccolti e in generale la capacità riproduttiva degli uomini e della natura. Al centro dell'area si ammirano i resti del Tempio dei Dioscuri, ovvero i gemelli Castore e Polluce, figli di Zeus, le cui residue 4 colonne del lato nord-ovest sono divenute simbolo turistico per eccellenza della città di Agrigento.
Seguendo un'immaginaria linea semicurva che unisca i templi della Valle, partendo da quelli posti lungo la Via Sacra, per giungere fino a questi ultimi di Giove e dei Dioscuri, si arriva infine al Tempio di Vulcano, mitico dio del fuoco e artigiano dei terribili fulmini di Zeus: parte del basamento e due sole colonne in piedi rimangono di questo tempio esastilo del V secolo.
Fuori da questa linea immaginaria, oltre un chilometro al di là dalle mura, si riconoscono le due false colonne residue ed i resti del Tempio di Esulapio o Asclepio, dio della medicina figlio di Apollo. Presso questa “clinica” del IV secolo, ricostruita a fine Settecento, si recavano i malati per ricevere le cure, compiere sacrifici al dio e donare ex voto per le guarigioni ottenute.
Tornando indietro verso il punto di partenza e riattraversando il piazzale dell'agorà è possibile percorrere la strada che, partendo dall'area antistante il Tempio di Ercole, consente attraverso una lieve salita di ammirare i monumenti più integri e maestosi dell'intera Valle: è su una collinetta poco distante dal foro che si erge così il tempio dedicato al mitico guerriero assurto a divinità, venerato con feste solenni e rappresentato in una statua di bronzo che avrebbe fatto gola all'avido amministratore Verre, fino al punto da tentarne il furto.
Da qui, salendo lungo il fianco della collina e costeggiando i resti delle antiche fortificazioni, si aprono allo sguardo, elevati e austeri, il Temmpio della Concordia e il Tempio di Giunone, conservati nelle loro forme imponenti al di là delle successive modifiche. Tale cammino, che attraverso la Via Sacra conduce al tempio meglio conservato di tutta la Magna Grecia prima, e poi al monumento posto sull'estremità orientale, consente di osservare i resti delle mura sulla destra, sparse sul declivio, nonché varie tombe ed archi bizantini scavati nella pietra arenaria.
Lungo il percorso, arricchito dal panorama che abbraccia la piana digradante fino al mare, ci si trova, guardando verso nord, dinanzi alla città moderna, distribuita sulle due colline, la Rupe Atenea e Santo Spirito; a est si ritrova il foro appena visitato e guardando a sud si osserva la Porta Aurea, anticamente la più gettonata per i traffici che dall'interno transitavano verso la costa e l'emporio che lì si era sviluppato. Appena fuori della Porta si osserva in lontananza il mausoleo, detto Tomba di Terone: l'edificio a forma di parallelepipedo, ancora oggi di origini discusse, era presumibilmente una tomba romana del II-III sec. dopo Cristo, ascrivibile ad un più ampio complesso di necropoli.
Ritornando al percorso segnato dalla Via Sacra, in salita progressiva verso oriente, dove sorge il sole, e con esso la vita degli uomini e della natura, vicino al lato ovest del tempio di Ercole si incontra l'ingresso della Villa Aurea, antica sede del capitano Hardcastle, nobile inglese che nei primi decenni del secolo scorso, spinto dalla passione disinteressata per Agrigento, investiva i suoi averi per gli scavi, le ricerche e le ricostruzioni dei Templi della Valle. Sul lato opposto della stessa strada, a pochi passi dal tempio della Concordia, si apre allo sguardo l'area della necropoli paleocristiana: qui sono visibili le tombe rettangolari scavate sul suolo e, attraverso un sentiero che segue i percorsi tra gli ipogei, è possibile giungere alle catacombe.
Completata la visita, che si può comunque far iniziare dall'ingresso posto in alto presso il tempio di Giunone e proseguendo in discesa in direzione inversa, si potrà procedere verso la Chiesa di San Nicola attraverso la Via dei Templi che attraversa l'area archeologica collegando la Via Sacra col Quartiere Ellenistico-Romano.
All'interno della chiesa in stile romanico si può ammirare la cappella contenente il Sarcofago di Fedra, che rappresenta nei suoi bassorilievi il tragico mito sul rovinoso amore per Ippolito da parte della matrigna Fedra. Dall'atrio esterno si accede all'adiacente Museo Archeologico, noto in tutto il mondo perché ricchissimo di reperti tra i quali l'unico Telamone originale rimasto dei 38 che dovevano far parte del tempio: qui 21 sale raccontano sia di Agrigento che di alcune altre località siceliote dalla preistoria all'età greco-romana con oggetti di vario genere (statue, maschere, anfore, monete, sarcofagi, suppellettili) riemersi nel corso degli scavi da templi, santuari, necropoli, abitazioni.
All'esterno del Museo sono visibili l'Oratorio di Falaride e l'Ekklesiasterion: l'edificio che prende nome dal tiranno della città, forse perché sorto sul suo palazzo, fu ricavato dalla cella di un tempio e poi trasformato in chiesa cristiana di piccole dimensioni. Oggi sovrasta ancora l'anfiteatro dove i cittadini, dopo i consueti sacrifici a Zeus, si riunivano per discutere i temi più urgenti ed attuali per la città. Non resta che una visita all'area antistante San Nicola, il Quartiere Ellenistico-Romano, in cui sono riportati alla luce resti di case patrizie, mosaici, negozi, condutture: uno sguardo attraverso 15.000 metri quadrati, su cui gli antichi Greci e poi i Romani hanno abitato, lasciando tracce visibili di vita quotidiana, organizzazione nonché gusto del bello, potrà chiudere il percorso strettamente archeologico della città.
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