L'isola dei Sesi
di Aurelia Lombardo |
|||
Si resta affascinati, visitando Pantelleria, delle bellezze naturali dell’isola e delle testimonianze di antiche civiltà di cui, nel passato, fu sede l’isola mediterranea. L’Arco dell’Elefante, la Balata dei Turchi, la Martingana, lo Specchio di Venere sono splendidi luoghi che incantano il visitatore, ma altrettanto straordinarie sono le costruzioni megalitiche presenti nella zona di Mursia e di Cimillia, le cui origini ancora oggi restano, per molti aspetti, oscure. In queste contrade, circa 5000 anni fa, si stanziò un popolo proveniente dalle coste dell’Africa settentrionale, che invase l’Europa sud-occidentale. Si trattava di uomini dediti alla caccia, ma anche all’agricoltura e alla pastorizia (ciò è testimoniato dal ritrovamento di molte carcasse di bovini e ovini durante i numerosi scavi effettuati), che si insediarono nelle zone di Mursia e di Cimillia e costruirono un villaggio formato di piccole abitazioni, le cosiddette Capanne, difeso da una cinta muraria, il Muro Alto, per eventuali attacchi dall’entroterra. I nuovi arrivati avevano una posizione strategica per il commercio fra la Sicilia ed il continente africano; la loro potenza si può riscontrare osservando i Sesi, costruzioni funerarie tipiche di Pantelleria. L’etimologia della parola è poco chiara: in pantesco con questo termine si indica un qualsiasi mucchio di pietre. Fino ad alcuni decenni fa, era incerta anche la loro funzione: non si riusciva a comprendere se erano state delle abitazioni o delle tombe. Solo in seguito alla spedizione archeologica guidata dal Paolo Orsi dal dicembre 1894 al febbraio 1895 si è potuto stabilire con certezza che si tratta di monumenti sepolcrali; infatti furono ritrovati numerosi inumati con il rispettivo corredo funerario. Tale teoria è avallata, tra l’altro, dalla struttura architettonica, tipica delle tombe eneolitiche. I Sesi, infatti, sono costruzioni megalitiche, simili ai Nuraghi sardi. Sono costituiti di cumuli di pietre brute aggettate; ad ogni giro di posa fu realizzato per la costruzione un camminamento che permettesse il passaggio dei blocchi via via che si procedeva in altezza. Di pianta ellittica o circolare, sono sormontati spesso da una cupola conica, il che ha valso ad essi il soprannome di “cupole funerarie”. Venivano eretti fuori delle mura del villaggio, non su alture, ma su aree più piane; dei 57 fino a noi pervenuti, solo uno è rimasto integro: il Sese Grande o Sese del Re, così chiamato poiché destinato alla famiglia dominante del villaggio. La sua altezza è 5,58 metri circa e la sua pianta è un’ellisse, i cui assi misurano uno più di 10 metri e l’altro circa 20. È formato di dodici celle, tutte situate al centro della costruzione, e di dodici corridoi, lunghi fino a 7 metri, che conducono verso il centro terminando in una cella e in undici ingressi. All’interno delle celle sono stati rinvenuti quattro sarcofagi e vario vasellame che fungeva da corredo funerario. Dopo la sepoltura dei cadaveri, l’intera costruzione veniva murata. I restanti monumenti, che attendono anch’essi di essere ristrutturati, si dividono, a seconda delle dimensioni, in Sesi Maggiori e Sesi Minori. Ogni Sese può avere diversi ingressi (da due ad undici), alti non più di un metro circa, numerosi corridoi o gallerie anguste che conducono alle celle rotondeggianti. Le loro dimensioni variano da Sese a Sese, ma in genere non superano il metro e cinquanta d’altezza. I defunti venivano sepolti in posizione fetale, con la testa rivolta a ponente verso l’interno ed i piedi verso l’uscita della galleria. Purtroppo non possiamo avere maggiori informazioni sulla necropoli perché le celle di tutti i Sesi sono completamente spoglie per l’incuria di vecchie e nuove generazioni. È davvero desolante vedere andare in malora il patrimonio archeologico e notare il disinteresse di chi potrebbe fare qualcosa per impedirlo. Questi misteriosi monumenti raccontano storie di antichi popoli, ci permettono di intuire le loro usanze e la loro concezione religiosa, ma ci chiedono aiuto per poter parlare ancora.
|
|||