Le grotte di Granatello a Marsala

di Maria Antonietta Nocitra
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Marsala - grotta preistoricaIl geologo Leonardo Nocitra nel 1970 scoprì le grotte di Granatello durante il rilevamento geologico del territorio del Comune di Marsala per la redazione del vigente piano comprensoriale, che rivisitò nel corso dello studio idrogeologico che svolse dietro incarico del Consorzio di Bonifica del Birgi, e che descrisse con l’articolo dal titolo Preistoria a Marsala, pubblicato nel mese di gennaio del 1983 dal prestigioso e storico giornale “Il Vomere”. Vi si legge:«Chi ritiene che Marsala possa parlarci soltanto di storia si sbaglia. Nel suo territorio, infatti, ci sono diverse grotte naturali e artificiali che furono senza dubbio abitate da uomini del lontano passato che sconoscevano la scrittura, i metalli e che utilizzavano fammenti di selce, pietra dura quanto il vetro, per molti usi».
Due grotte, l’una distante dall’altra appena 30 metri, si trovano in Contrada Granatello ad una distanza di circa 100 metri dalla omonima, nota fontana e a nord d’essa in un sito di coordinate geografiche U.T.M. 33STB822951. Hanno un’altitudine di m 50 e sono lontane dal mare Tirreno che si scopre nitidamente con le Isole Egadi, Km 6,5. Ciascuna ha una sola entrata anche se un foro laterale del diametro di circa 40 cm, presente nella meridionale, è orientato verso nord-ovest, cioè verso la settentrionale che possiede un cunicolo orientato verso la meridionale. Hanno l’entrata alta metri 2 e larga circa m 2,20. Si trovano ad est del Km 17,600 della S.S. n°115 di circa 80 metri.
La loro forma è all’incirca ovale con assi lunghi m 8 e m 6. Il maggiore è disposto perpendicolarmente al senso di entrata. Sono alte mediamente m 2,50 dal pavimento al tetto che ha uno spessore di circa m 1,50. Sono scavate in calcareniti assai coerenti, cioè in rocce sedimentarie, stratificatesi in straterelli sottili e inclinati di appena 5° verso sud-ovest, simili a quelle di San Teodoro. Esse non si vedono dalla S.S. N° 115 perché vi si frappongono blocchi rocciosi di qualche metro cubo che la fantasia classifica come Menhir. Sia i tetti che le pareti sono ammuffiti e attaccati da licheni e alghe, quindi hanno tinte varie e innaturali, mentre i pavimenti che saranno serviti anche per cuocervi gli alimenti sono rossastri, neri e sfattici nella parte superiore, grigi giallastri a partire della profondità in cui l’usura e il calore non s’è fatto sentire. In prossimità dell’entrata, ma nell’interno della grotta, c’è uno straterello di cm 20 di terreno sciolto, grigio scuro, probabilmente un miscuglio di terreno agrario, ceneri e resti vegetali.
Nocitra in precedenza aveva trovato in quella zona granchi, identici a quelli presenti nello Stagnone, una mandibola di cervo con tanti denti e un osso robusto di un animale, forse di iena, viventi non più nei nostri ambienti a significare che nel passato vi abitavano ospiti freddi e caldi.
Vi si legge altresì:«Le dette grotte ed altre si trovano in Contrada Dara e in località Collo d’Oca; queste, distanti dalle grotte di Granatello Km 3,250 e 500 metri dalla S.S. 115, furono utilizzate come ricovero durante le guerre. Non vi si rinvengono graffiti, né pitture rupestri e tutte sono accessibili in quanto alcuni proprietari le usano come magazzini. La grotta di Collo d’Oca è più alta di 25 metri rispetto a quella di Granatello, ha l’entrata rivolta al mare, quindi a ponente, come tutte le altre ed ha sede nello stesso terrazzo marino.
Questa scoperta conferma ulteriormente quanto sia ricco archeologicamente e storicamente il territorio di San Teodoro e le sue adiacenze. Ciò ci induce a sollecitare ancor di più gli amministratori locali, comunali, provinciali e regionali, a programmare e finanziare progetti di scavi archeologici e a utilizzare i locali della ex torre medievale di San Teodoro come museo archeologico e della storia e cultura della civiltà contadina e di quella della costruzione e coltivazione delle saline per sistemarvi tutti i reperti che si scopriranno nelle contrade settentrionali di Marsala e quelli già rinvenuti che arricchiscono sale di musei. Ciò renderebbe più noto il versante settentrionale marsalese, ne verrebbero valorizzati i pregiati e i salutari prodotti della sua feconda terra, si incrementerebbe il turismo e si darebbe lavoro onesto e dignitoso alla gente.



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