All’interno del Museo Archeologico Regionale di Palermo “A. Salinas”, tra le tante collezioni, vi è anche quella greca. Si tratta in genere di reperti del sito archeologico di Selinunte; gran parte di questi pezzi sono collocati in sale dislocate per lo più nel pianterreno del museo sul lato corto, opposto all’ingresso.
Si apre la visita di questa cospicua collezione con il passaggio obbligato dalla sala in cui si conservano le stele gemine provenienti da Selinunte e precisamente dal tempio di Zeus Meilichios (dolce come il miele) che si trovava all’interno dello stesso témenos (recinto sacro) del tempio della dea Demetra Malophoros (portatrice di melograni). Si tratta di stele doppie caratterizzate da una piccola base sulla quale poggiano contemporaneamente due teste: una maschile, quasi sempre barbata, e una femminile. L’intento di queste teste probabilmente era quello di rappresentare lo Zeus Meilichios assieme alla sua paredros.
Da questa saletta si passa poi in un’altra che ospita al suo interno la collezione delle numerosissime epigrafi greche, testimonianze importanti per la ricostruzione della storia delle colonie greche. Sul lato sinistro, vi sono le epigrafi di Selinunte; sul lato destro, invece, quelle di provenienza varia.
Di questa collezione fa parte anche la famosa Grande Tavola Selinuntina, trovata all’interno del tempio G: essa fa riferimento ad una vittoria ottenuta grazie ad un intervento delle principali divinità di Selinunte. Si tratta di un documento importante perché l’elenco che ancora oggi ci fornisce ci dà l’identificazione dei culti professati nei vari templi selinuntini.
Segue la sala Gabrici, alla quale si accede attraverso la saletta delle stele di Meilichios , nella quale si conservano materiali architettonici di Selinunte. In una parete è stata proposta inoltre la ricostruzione della copertura del frontone del tempio C con le lastre originarie, ove possibile, del geison e della sima frontonale ed è possibile ammirare ancora oggi i vivaci e raffinati colori e quindi avere l’idea dell’impatto visivo che questo tempio nell’antichità doveva dare.
Al centro del timpano, inoltre, seppure in modo frammentario, spicca la gigantesca testa della Gòrgone.
Fa parte anche della collezione greca del museo la parte della sima laterale del tempio della Vittoria di Himera. Per questa parziale ricostruzione del tempio è stata infatti dedicata un’intera sala denominata sala Pirro Marconi e ospita al suo interno 19 teste leonine di gronda (in origine forse erano 59).
L’apoteosi si raggiunge però con l’ingresso alla Sala di Selinunte. Si tratta di un grande ambiente che conserva le testimonianze più rilevanti della scultura selinuntina, ovvero è la sala delle metope asportate da alcuni templi di Selinunte. Si possono ammirare a destra le piccole metope appartenenti al Tempietto Y (o comunemente detto tempio delle piccole metope), le quali rappresentano la triade delfica, la sfinge, il ratto di Europa sul toro, quelle di Helios, Selene e le Moire e altri due rilievi raffiguranti scene di danza e il ratto di Kephalos.
Sulla parete di sinistra si hanno le ricostruzioni delle parti delle trabeazioni dei pronai dei templi C ed F.
Le tre metope del tempio C sono quelle raffiguranti la quadriga di Apollo, Perseo nell’atto di decapitare la Gòrgone ed Eracle con i Cercopi.
Del tempio F, invece, si conserva solo la parte inferiore di due metope nelle quali si scorge una gigantomachia avente probabilmente come protagonisti Dioniso e Atena.
Nella parete di fronte vi è la ricostruzione del fregio del pronao del tempio E con quattro metope raffiguranti la lotta di Eracle con l’Amazzone, il matrimonio sacro tra Zeus ed Hera, quella di Attone sbranato dai cani aizzati da Artemide e infine quella di Atena e Encelado.
Inoltre si conserva all’interno di questa sala anche il torso di un gigante, rinvenuto in fondo alla navata centrale del tempio G.
Nel primo piano del museo vi è poi la sala della coroplastica, costituita di oggetti facenti parte della devozione minuta dei santuari dedicati per lo più a divinità ctonie (Demetra e Kore).
Si tratta di maschere, teste, ex-voto, tanagrine di cui la gran parte proviene dal santuario della dea Malophoros.
Vi è poi la sala della scultura greca dove si conservano alcuni rilievi funerari attici.
Al secondo piano si trova infine la collezione della ceramica greca: si tratta di una ricca produzione di pezzi provenienti da fabbriche protocorinzie, corinzie, ioniche, attiche sia a figure nere che a figure rosse, ma anche pezzi di produzioni italiche.
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