La fondazione della nobile città greca di Camarina, che occupa un promontorio di modesta altezza, tra le foci sabbiose dell’Ippari a nord e del ruscello Rifriscolaro a sud (l’antico Oanis), va ricercata nella notte dei tempi. Secondo Tucidide, autore del V secolo a.C., Camarina fu fondata da Siracusa nel 598 a.C., sotto la guida degli ecisti Dascone e Menecolo. La città conobbe nell’arco della sua non lunga esistenza varie distruzioni e saccheggi, anche da parte dei Siracusani, contro i quali si ribellò nel 553-552 a.C.
Tucidide ci parla di due ricostruzioni della città: una ad opera di Ippocrate, signore di Gela, nel 492 a.C.; l’altra ad opera di un contingente di Geloi intorno al 460 a.C. Dopo un periodo di massimo splendore, la città greca, sgombrata dagli abitanti, nel 405 a.C. venne rasa al suolo da parte dei Cartaginesi. Nel 339 a.C. fu ulteriormente demolita e ripopolata da Timoleonte, come si legge in Diodoro, dal quale apprendiamo anche che nel 275 a.C. venne presa dai Mamertini. Nel 258 a.C. infine fu presa e distrutta dai Romani.
Che cosa resta, oggi, di Camarina? Nel punto più alto della collina, sono visibili i pochi “avanzi” del Tempio di Athena, la cui esplorazione è stata effettuata da Orsi e dalla Pelagatti ma nuove indagini sono state svolte nel 1980 e nel 1987. Esattamente, oggi, di questo principale santuario della città rimangono i tagli di fondazione nella roccia, un tratto del muro sud della cella nel cortile e l’angolo nord-est all’interno del Museo. Situata all’estremità sud-occidentale della collina, fra il tempio di Atena Poliade ed il porto, si estende l’agorà, i cui scavi non sono stati del tutto portati a termine. Risalgono all’età repubblicana i resti della “Casa dell’altare”, così detta per la struttura sacra posta al centro del cortile, attorno al quale sono disposti vari ambienti.
Continuando questo nostro viaggio attraverso i resti monumentali, che si ergono a testimonianza delle travagliate vicende storiche della città, vanno ricordate, sicuramente, la “Casa dell’iscrizione” sulle pendici meridionali della collina di Eracle e la “Casa del mercante”, da cui provengono alcuni pesi ed uno strumento di misura in bronzo. Quanto alla cinta difensiva, certamente, la parte meglio conservata è il tratto meridionale delle mura di fortificazione della città, al di sotto della collina di Eracle. Dagli scavi e dalle ricerche sono stati riportati alla luce anche le necropoli camarinesi, fra le quali non si può non menzionare quella di “Passo marinaro”, le cui tombe sono databili tra la metà del secolo V ed il 258 a.C.
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