Un autentico miracolo scientifico, compiuto in contrada San Matteo nel territorio di Erice, può essere considerato alla stregua di una “scoperta” archeologica naturalistica: qui è stata infatti riportata in vita, dopo oltre due decenni dalla sua conclusiva estinzione, la pregiata specie dell’asino di Pantelleria, il cui ultimo maschio esistente, chiamato Arlecchino, era annegato tempo addietro scivolando in mare dall’imbarcazione che lo conduceva da Trapani nell'isola, dove era aspettato per l’accoppiamento con l'ultima asina del luogo.
Le attese di continuità della razza sembravano definitivamente naufragate a causa di questo malaugurato incidente, quando l'Azienda Regionale Foreste Demaniali, oggi diretta dall'ispettore generale dott. Antonino Colletti, "abbracciò" un ambizioso ed avveniristico progetto: quello dell’impossibile ricupero, con l’ausilio della scienza, della specie scomparsa.
Diciotto anni di duro lavoro e di spese non indifferenti, con l’assidua e appassionata cooperazione di celebri scienziati come il prof. Manlio Balbo dell’Università di Messina, hanno prodotto l’insperato esito sognato da quanti non si erano rassegnati alla perdita di un animale di incommensurabile valore nella storia, nella geografia e nella letteratura mediterranea.
A seguito di questo massiccio impegno, già cinquanta nuovi “scecchi di Pantiddaria” scalpitano ora nelle stalle e nei recinti del Museo agro-forestale in vista della loro reintroduzione nell’isola dei loro antenati, come in un perfettamente clonato Jurassic Park.
Il 20 maggio quattro tra gli asini dell'allevamento ericino, ai quali sono stati dati i nomi di Felice, Ignazio, Luciano e Bourbon, verranno tradotti a Pantelleria, dove il giorno 23 confluiranno le delegazioni di funzionari e di scienziati per festeggiare, insieme con i ragazzi delle scuole, il prodigioso evento. Fra le personalità presenti, l'ing. Dorotea Di Trapani, dirigente provinciale dell'Azienda Forestale, e il referente ambientale Piero Alfonso.
Per il conseguimento di tale scopo, ostinatamente perseguito e adesso felicemente raggiunto, erano stati selezionati in vari luoghi d’Italia nove fra i circa duecento esemplari “bastardi” segnalati e studiati, provenienti da incroci di cui anziani contadini del luogo avevano dato notizia e conservato memoria. E proprio grazie a questi nove “scecchi”, mediante complicati e ripetuti accoppiamenti, è stato infine ricuperato e riprodotto il gene per l’agognata reincarnazione dell’asino pantesco.
Trenta anni fa, con l’apporto culturale dell’ormai introvabile volume “Storie di scecchi e di sceicchi di Pantelleria” (Milano 1977), corredato dei preziosi e originali disegni di uno dei maggiori pittori del Nocevento europeo quale fu Salvatore Fiume (1915-1997), era stato lo scrittore Pino Correnti a promuovere la leggendaria corsa degli ultimi asini dell’isola attorno al lago “Specchio di Venere”.
Ma il suo campanello d’allarme, pur ottenendo vasta risonanza sulla stampa regionale e nazionale, non raggiunse l’obiettivo di una adeguata e perdurante sensibilizzazione dell’opinione pubblica e gli scecchi di Pantelleria ineluttabilmente, a poco a poco, sparirono.
Ora, anche per merito del responsabile dell'allevamento dott. Vincenzo Torri e dei suoi bravissimi collaboratori, l’asino scomparso ha ripreso vita ed è pronto a rientrare nel suo habitat naturale. Un apprezzamento della dimensione degli asini di Pantelleria è presente nell’opera di Nino Martoglio, commediografo e poeta siciliano (1870-1921): “Per cui il disìu di donna in gravidanza / - mi spiegu? - è l’occhiu di la simpatia / - Giustu, la spiega è facili abbastanza - Mintemu una ch’è incinta guarda a tia, / si ‘mprissiona e, parrannu cu crianza, / sbròccula un sceccu di Pantiddaria!”.
Una nota pertinente di commento al testo originario spiegava che nell’isola si produce una razza di giganteschi somari.
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