Il 4° numero del “Bollettino di Informazioni” del Centro di studi e documentazione elima, edito nell’anno 2000 dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e dal Comune di Gibellina, reca a pag. 27, a firma di Sebastiano Tusa, la seguente notizia: “Nel febbraio 2000 è stata scoperta una fornace ellenistica per ceramica presso la foce del San Bartolomeo”.
Lo storico alcamese Carlo Cataldo, consultato telefonicamente, ci chiarisce che la fornace romana, di cui viene annunciato il ritrovamento in contrada Magazzinazzi nei pressi di Alcamo Marina, è in realtà la medesima di cui, sei anni addietro, aveva già dato comunicazione, a nome della locale Soprintendenza, lo stesso prof. Tusa.
Come che siano andate cronologicamente le cose, appare comunque positivo il fatto che sia stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra Giacomo Scala, sindaco del Comune di Alcamo, presente l’assessore alla Cultura Ignazio Filippi, e la Soprintendenza di Trapani, l’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana e la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Ateneo di Bologna, sede di Ravenna, allo scopo di incrementare le attività di ricerca ad Alcamo, a cominciare dall’area ove è venuta alla luce la fornace, la cui presenza testimonia che nella zona, agli albori del primo millennio, venivano cotte ceramiche destinate ad uso domestico. Da qui trae fondamento l’ipotesi di un agglomerato urbano di cui vanno identificate le ulteriori tracce. Il programma di scavi, mirante in primo luogo ad individuare in loco la presenza di altre fornaci, è stato affidato al prof. Dario Giorgetti, stimato docente di Storia romana e di Topografia antica nell’Università bolognese.
E se da un lato l’amministrazione municipale alcamese si è impegnata a mettere in sicurezza il sito mediante un sistema di recinzione e conservazione, dall’altro saranno gli archeologi emiliani a studiare e a catalogare i manufatti reperiti per la loro sistemazione in idonei locali in cui saranno custoditi ed aperti alla pubblica fruizione. Il lavoro fin qui svolto dalla Scuola di Bologna, in esecuzione del progetto “Alcamo, fornace di storia” promosso dal locale Rotary Club nel quadro delle manifestazioni per il Centenario del Rotary International, trova peraltro riscontro nel volume edito da Aracne e presentato al Cinema Marconi di Alcamo il 29 settembre scorso. In esso sono documentati gli esiti dei primi tre anni di ricerche (2003-2005), con il prezioso contributo dei bravissimi collaboratori di Giorgetti che hanno partecipato assiduamente agli scavi ed hanno poi curato la redazione del libro.
Il territorio di Alcamo non è nuovo a simili reperimenti. Sulla cima del Bonifato, in più di una occasione, sono casualmente emersi in quantità cocci ceramici di varia dimensione risalenti a parecchi secoli prima di Cristo. È lo stesso Carlo Cataldo, sopra citato, a ipotizzare sul Bonifato un insediamento elimo, analogamente a quanto era accaduto a Monte Polizo, a Segesta, a Erice, a Rocca d’Entella, a Monte Jato e su altre vette della Sicilia Occidentale.
Lo storico Carmelo Trasselli, in un suo studio apparso nel n. 12 della rivista “Sicilia Archeologia” (dicembre 1970), a proposito della identificazione di una fattoria romana in contrada Sirignano, scriveva fra l’altro: “Il territorio di Alcamo ha sempre esercitato nella mia mente un certo fascino, perché non sono mai riuscito ad accertare positivamente se esso fosse abitato o deserto durante la preistoria e quale funzione abbia avuto al tempo dei Cartaginesi. Vicino come è a Segesta, a Calatafimi, ad altri insediamenti più o meno noti, più o meno classici, esso rappresenta una specie di vuoto che mi attrae”.
Da qui la sua esultanza di studioso per la scoperta della fattoria alcamese che egli ci descrive compiutamente nell’articolo a sua firma, per la cui lettura integrale rinviamo chi ne abbia interesse al fascicolo facilmente rintracciabile nelle biblioteche”.
L’impegno del sindaco Scala per una maggiore attenzione verso l’archeologia si estrinseca nella dichiarazione da lui rilasciata, quando ha affermato che “il recente e fortuito rinvenimento di un’area officinale e produttiva di età romana, in contrada Forgia ad Alcamo Marina, ha aperto un nuovo orizzonte nell’ampio spettro delle emergenze storiche del nostro territorio”.
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